Cannes
- Il Festival omaggia il compleanno di un maestro della Nouvelle vague, ma forse non basta a risarcirlo dei torti subiti
Per gli ottant´anni di Alain Resnais il Festival di Cannes ha programmato un omaggio che assume anche il significato di un risarcimento. Non si può dire, infatti, che la Croisette sia stata molto ospitale nei suoi confronti. Al suo debutto, con Hiroshima mon amour, lo mise fuori concorso preferendogli il folkloristico Orfeu Negro di Marcel Camus (che poi vinse la Palma d´Oro, ma di questo errore fu responsabile la giuria).
Il secondo film, L´anno scorso a Marienbad, non fu nemmeno preso in considerazione. In compenso andò a Venezia, dove vinse il Leone d´Oro. E a Venezia Resnais tornò col terzo e col quarto film, Muriel e La guerra è finita. Quest´ultimo era stato rifiutato da Cannes per motivi politici: si temeva che il contenuto antifranchista potesse turbare i buoni rapporti che il generale De Gaulle intratteneva col suo parigrado di Madrid. Forse per rimediare, Cannes invitò il film successivo, Je t´aime, Je t´aime, che però non fu mai proiettato. Era il Sessantotto, a Parigi facevano le barricate. Gli autori francesi vollero adeguarsi alla situazione. Godard e Truffaut calarono al festival per interromperlo. Resnais restò a Parigi, preferendo proiettarlo alla Sorbona. Intanto al Palais si vivevano momenti irripetibili. Mentre autori e attori francesi, immaginando di essere tornati ai tempi della Rivoluzione («l´immaginazione al potere» era lo slogan ricorrente), proclamavano gli Stati Generali del Cinema, gli ospiti si aggiravano un po´ smarriti, tentando di fare buon viso a cattivo gioco: Salvatore Samperi, considerato allora il clone di Bellocchio, felice di essere stato invitato in concorso con la sua opera prima, Grazie zia, fu costretto di punto in bianco a salire sul palcoscenico, per annunciare obtorto collo il ritiro della pellicola, così come Carlos Saura, che dormiva in camper con la sua compagna Geraldine Chaplin, non avendo essi i soldi sufficienti a pagarsi il soggiorno in un albergo.
Il film di Saura si intitolava Peppermint frappé ed era davvero jellato, se pensiamo che l´anno prima era stato rifiutato da Venezia. Sulla sua ultima immagine si leggeva la scritta «A Luis Buñuel», il che aveva indotto Luigi Chiarini, allora direttore della mostra, a rimandarlo indietro con una letterina all´autore in cui diceva che, al posto di un film di Saura dedicato a Buñuel avrebbe preferito un film di Buñuel dedicato a Saura. Chiarini, come direttore, non teneva certo un comportamento diplomatico. Ciononostante anche lui, l´anno dopo, sarebbe caduto vittima della contestazione.
Tornando a Resnais, l´omaggio che quest´anno gli ha riservato Cannes, proiettando Je t´aime, je t´aime, diviene sotto certi aspetti una prima per il festival: una prima ritardata di trentaquattro anni. A quel punto sarebbe forse valsa la pena di raccogliere in una retrospettiva tutti i film che, insieme a quello di Resnais, allora non furono proiettati. Ma in tal caso non sarebbe più stato un omaggio all´ottantenne regista. Forse per questo Cannes ha voluto dirottare la retrospettiva su un´altra edizione che saltò: quella che doveva essere la prima, programmata per il 1° settembre 1939, ma che rimase al palo perché quel giorno la Wehrmacht invase la Polonia e cominciò la seconda guerra mondiale.
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