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CANNES 2012 Concorso

Piazza Tahrir raccontata in Après la bataille

di 

- Il regista egiziano Yousry Nasrallah torna a Cannes con un film di finzione — il primo vero film di finzione post Primavera araba — dedicato alla rivoluzione che ha attraversato il suo paese

Presente l'anno scorso fuori concorso con il film collettivo egiziano 18 jours, il regista Yousry Nasrallah torna a Cannes con un film di finzione — il primo vero film di finzione post Primavera araba — dedicato alla rivoluzione che ha attraversato il suo paese. Après la bataille (Baad El Mawkeaa) è una coproduzione franco-egiziana presentata in competizione ufficiale al 65mo Festival di Cannes.

Nasrallah non voleva girare il suo film partendo da una sceneggiatura, ma da un contesto ben noto ai media di tutto il mondo. 2 febbraio 2011, undici giorni prima della caduta del regime, i cammellieri di Giza caricano i manifestanti rivoluzionari in piazza Tahrir. Dietro la "battaglia dei cammelli" si cela una manovra del clan Mubarak che promette a questi cavalieri, messi alle strette, una ripresa degli scambi commerciali se le manifestazioni saranno arginate. "Delinquente è un mestiere, Cavaliere ne è un altro. Vivono di turismo e non ci sono più turisti", spiega Reem (Menna Chalaby), giovane rivoluzionaria agiata, istruita ed emancipata. Reem ha manifestato in piazza Tahrir e ha subito l'aggressione del regime e dei suoi strumenti umani. Tuttavia si affeziona a Mahmoud (Bassem Samra), cavaliere povero e padre di famiglia che quel giorno ha caricato ed è caduto sotto i colpi dei manifestanti.

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Incompreso dai rivoluzionari che non capiscono la manipolazione di cui è oggetto e bersaglio dell'ironia della sua comunità per la vergogna legata alla sua caduta, Mahmoud perde i suoi punti di riferimento. E' sposato, ha figli, ma tra lui e Reem nasce un flirt nonostante le differenze sociali. Mahmoud è diviso tra il desiderio di un ritorno all'indietro — principalmente economico — e un futuro diverso per i suoi figli. Quando uno di loro esprime la volontà di diventare cavaliere, lui si arrabbia molto: "Preferirei vederti morto". Perché per Mahmoud, per il suo cavallo cui è affezionato e per il sistema economico che ha fatto vivere la sua famiglia e i suoi antenati intorno al turismo delle Piramidi, è la morte per estinzione. I muri diventano sempre più stretti. Non ha neanche più piacere a scalare le piramidi come faceva per gioco quando era bambino. Il suo campo visivo è ormai bloccato da un muro, ben reale, che gli occulta l'orizzonte.

All'indomani della rivoluzione, i cineasti egiziani erano divisi. Bisognava raccontare con urgenza quello che il loro paese aveva attraversato o era meglio aspettare per avere una distanza sufficiente su quegli eventi che avevano segnato così tanto la cultura e la politica egiziane? Yousry Nasrallah si è lanciato in un lavoro di riprese che è durato sei mesi, durante i quali l'attualità egiziana non ha smesso di evolversi. Après la bataille si è evoluto di conseguenza e il ritmo diseguale del film talvolta si sente. Partito da un Romeo e Giulietta ai piedi delle piramidi, l'opera si compone di elementi differenti a partire dalle otto ore di girato. Il pre-montaggio di circa quattro ore ha continuato a subire le incognite di un contesto in continuo movimento. Dopo la tragedia di Maspero a ottobre (28 manifestanti massacrati davanti alla sede della tv di Stato), Nasrallah opta per un epilogo funesto, ma nondimeno aperto. Questa fine ascensionale è sicuramente il più bel momento del film, che è stato proiettato sulla Croisette a soli cinque giorni dalle elezioni egiziane: in un certo senso, prima della battaglia.

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(Tradotto dal francese)

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