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CANNES 2012 Settimana della Critica

Broken: un virtuoso patchwork di iniziazione alla vita

di 

- Un'opera prima creativa e molto promettente del britannico Rufus Norris che mischia commedia e dramma con una virtuosità sorprendente

Cogliendo con una grande ricchezza di motivi la figura tradizionale della ragazza al confine tra l'infanzia e l'adolescenza, il britannico Rufus Norris, venuto dal teatro, ha fatto un'ottima impressione ieri sera all'apertura della Settimana della Critica del Festival di Cannes. Racconti incrociati di un'estate di tre famiglie di vicini di casa di una banlieue tipicamente inglese, il suo primo lungometraggio, Broken [+leggi anche:
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, si rivela un meccanismo ad alta precisione dal punto di vista della sceneggiatura, dotato di un fascino irresistibile grazie, fra l'altro, a una giovane interprete carismatica (Eloise Laurence) e a un lavoro notevole sul montaggio e la musica.

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Adattamento per mano di Mark O’Rowe di un romanzo di Daniel Clay, Broken è centrato su Skunk, il cui vero nome è Emily, 11 anni, che vive con il padre, l'avvocato Archie (l’eccellente Tim Roth), suo fratello maggiore e la tata Kasia. Non ha mai veramente conosciuto la madre, che è andata via di casa anni prima, un esempio di disfunzione familiare comune nel circondario composto dagli Oswald, dove la madre è morta (il padre cresce da solo le sue tre figlie arpie), e dei Buckley, il cui dolce figlio Rick è mentalmente squilibrato. E' estate: Skunk (che è diabetica) teme il suo primo rientro al college (dove insegna il professor Mike, innamorato di Kasia, impersonato da Cillian Murphy) e scopre i sentimenti talvolta violenti e sempre complessi che turbano il suo ambiente: il peso delle menzogne, l'impatto della paura, la debolezza e la violenza. Amori nascenti e delusi, limiti dell'amore paterno, frontiere indicibili della follia: il dramma può nascondersi in qualsiasi banlieue banale, in qualsiasi esistenza, come una sorta di prezzo da pagare senza esserne volontariamente responsabili.

Questi argomenti più che seri, il film li affronta paradossalmente con una grande leggerezza pervasa di commedia e freschezza. La giustezza dei ritratti (dai primi baci adolescenziali ai diversi metodi educativi dei genitori) della decina di protagonisti del film si inserisce in un turbinio di scene (e di inquadrature) a volte rivisitate da abili flashback delle azioni vissute da altre angolazioni. Le bugie e il non-detto hanno conseguenze perverse e brutali cui assiste come osservatrice l'angelica Skunk. Ma anche lei finirà per penetrare in questo cerchio della vita in cui aleggia la morte…

Al di là della qualità dei suoi interpreti, Broken sorprende in modo piacevole soprattutto per la sapiente decostruzione della sua narrazione e per l'iniezione (a piccole dosi) di sequenze oniriche. Passando a tutta velocità da un personaggio all'altro, il film si appoggia su una moltitudine di piccoli dettagli e di accessori che creano una vera identità per dei personaggi relativamente archetipici (l'avvocato confessore che risolve i problemi, il vicino impulsivo che si esprime con i pugni, la piccola delinquente, la ragazza facile, la donna in cerca di stabilità, l'uomo che non sa cosa vuole, la madre soffocante nel suo desiderio di protezione, ecc.). Al ritmo coinvolgente si aggiunge un lavoro molto sofisticato sulla musica (composta da Damon Albarn) e il suono, cui il regista ricorre a getto continuo e con cognizione di causa. Un patchwork narrativo e sonoro che offre al film un marchio di originalità senza deriva pretenziosa e un profumo di modernità su un territorio emotivo pertanto segnato, il tutto nel rispetto della solida tradizione del cinema realistico britannico. Un regista che si guadagna molto punti con questa sua opera prima e di cui si attende con curiosità il prossimo lavoro.

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(Tradotto dal francese)

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