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KARLOVY VARY 2012

Polski Film, ma dalla Repubblica Ceca

di 

- Cineuropa racconta il film, complesso e fuori dai canoni, proposto in prima mondiale in Concorso a Karlovy Vary 2012

Se il titolo del film ceco Polski film [+leggi anche:
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può generare confusione (anche se, ad essere onesti, è una co-produzione con la Polonia), non è niente in paragone alla sua storia. Dopo aver conquistato vari premi nel circuito festivaliero con il suo Protektor, il regista Marek Najbrt ha riunito quattro noti attori cechi — Marek Daniel, Pavel Liska, Tomás Matonoha e Josef Polásek — assegnando loro i ruoli più semplici della loro vita: se stessi.

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Nel film, gli ex compagni della JAMU (Facoltà di Teatro all’Academy of Performing Arts di Praga) decidono di realizzare il loro sogno e fare un film insieme. Con i finanziamenti di un produttore polacco, si recano a Cracovia. Gli ostacoli sulla strada sono enormi: tra cattolicesimo, alter-ego e problemi di lingua, le cose non vanno lisce come speravano.

Il film gioca costantemente con la nozione di realtà, e gli attori recitano versioni di se stessi commentando i propri ruoli. Polásek nel film ha una moglie, ma successivamente presenta quella vera, che a sua volta ribadisce che la moglie cinematografica non sarebbe mai il tipo di donna che l’uomo potrebbe apprezzare nella vita reale. E così, la nota attrice Jana Plodková lamenta di dover interpretare l’assistente alla produzione invece che se stessa. L’auto-riflessività è divertente e, a sorpresa, non sembra mai eccessiva, grazie anche al fatto che il cast partecipa con gusto (soprattutto Marek Daniel, che interpreta se stesso ed il suo ‘malvagio’ alter ego con gioia frenetica). In un film bizzarro e divertente, non mancano i momenti seri sulla natura della recitazione e la nozione del pubblico e del personale.

È certo che il film avrà una maggiore risonanza sul pubblico ceco, dato che poggia sugli archetipi rappresentati dai suoi protagonisti, e un po’ meno su quello polacco, che potrà divertirsi con le frecciate sulle differenze interculturali. Ma se il grande pubblico perderà tutto questo, rendendo improbabile la distribuzione estera, la vita festivaliera sembra per fortuna garantita dal suo arguto e talora puntuale sguardo al cinema e alla recitazione.

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(Tradotto dall'inglese)

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