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INDUSTRIA Spagna

L'aumento dell'IVA porta gli esercenti sull'orlo del precipizio

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- Il governo approva l'aumento dell'IVA dall'8% al 21% nel prezzo dei biglietti per il cinema a partire da settembre

Stavolta, almeno, la protesta del cinema spagnolo non è rimasta isolata. Tutto il settore culturale ha accolto l'annuncio del brutale aumento dell'IVA per i biglietti di cinema, teatro e altri spettacoli (che passano da un tasso ridotto dell'8% al regime normale del 21%) dapprima con sorpresa e preoccupazione, e poi con indignazione, al grido di “La cultura non è un lusso”.

L'annus horribilis dell'industria cinematografica spagnola sembra non conoscere limiti. Dopo i tagli agli aiuti pubblici (leggi la news), il calo degli spettatori nelle sale e la consueta impotenza pressocché totale dinanzi alla pirateria, la situazione dell'industria assume tinte apocalittiche di fronte a un aumento che difficilmente potrà essere recepito da un settore già molto penalizzato come quello dell'esercizio.

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Il suo massimo rappresentante, Juan Ramón Gómez Fabra, presidente di FECE (Federazione dei Cinema di Spagna), ha affermato al quotidiano El País che questa misura intende sopprimere il settore. Impossibile da accettare. Se i prezzi salgono, il giorno dopo chiuderà il 70% delle sale, nessuno andrà più al cinema”.

Con questa misura, la Spagna ha il discutibile primato di diventare l'unico paese dell'Eurozona a non ridurre l'IVA per le entrate al cinema.

All'inizio si era pensato a uno sciopero delle sale, ma l'ipotesi è stata accantonata da FECE in considerazione del fatto che “l'unico risultato sarebbe aggravare ulteriormente la situazione e penalizzare gli spettatori”. Pertanto, l'unica soluzione è “il dialogo diretto con il ministero delle Finanze, cui vanno spiegate le conseguenze che questo cambiamento trarrebbe con sé". Ovvero, "chiusura di imprese e perdita di posti di lavoro", oltre a un aumento della pirateria per il "costo eccessivo dell'offerta legale di cinema".

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(Tradotto dallo spagnolo)

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