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LOCARNO 2012

Padroni di casa : la violenza spiegata a mio figlio

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La ragione deve essere senz’altro antropologica: le delegazioni dei film italiani in concorso al Festival del film di Locarno sono sempre le più nutrite. Ci sono sempre tutti, produttori, registi, attori protagonisti e non, sceneggiatori, direttori della fotografia, compositori, truccatori, “parruccatori” (cito Valerio Mastandrea) ecc. ecc, e anche quest’anno non c’è stata ombra di smentita: la conferenza stampa di Padroni di Casa di Edoardo Gabbriellini, unico film italiano in concorso al 65° Festival del Film di Locarno, ha visto la presenza di tutti.

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Mattatore delle mezz’ora con la stampa Valerio Mastandrea (Maurizio Costanzo ci aveva visto proprio lungo), protagonista e cosceneggiatore della pellicola, che funge da collante dell’eterogeneo gruppo di attori presenti in sala, dal nazional popolare Gianni Morandi alla professionalissima Valeria Bruni Tedeschi, dallo schivo Elio Germano all’esordiente Francesca Rabbi.

Il film, coerente e realizzato con mestiere, vuole essere una riflessione sulla deriva dell’agire umano che sfocia nella violenza più gretta. Il puzzle narrativo è costruito con equilibrio e efficacia, i pezzi si incastrano senza forzature generando la voluta tensione drammatica.

Peccato solo che questi pezzi li abbiamo già visti: l’artista famoso che sacrifica la propria carriera per la moglie malata arrivando a detestarla, la diffidenza nei confronti dello straniero e del diverso, la chiusura della provincia, l’impulsivo dal cuore d’oro (Mastrandrea ha definito il proprio personaggio “qualcuno con una sensibilità che non ha mai avuto argini”); come abbiamo già visto anche i loro possibili diversi accostamenti. Insomma, l’immagine finale del puzzle è armoniosa ma scontata.

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