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VENEZIA 2012 Orizzonti

La crisi economica vince per KO in Boxing Day

di 

- Il regista britannico Bernard Rose offre una riflessione allegorica sul capitalismo con il terzo e ultimo capitolo della sua trilogia dedicata all’adattamento cinematografico di Tolstoj. Presentato alla Mostra nella sezione Orizzonti

Incredibile carriera quella di Bernard Rose. Il regista britannico si era fatto notare a Hollywood all’inizio degli anni ’90 con l’horror Candyman – Terrore dietro lo specchio, così lontano dal suo ultimo lavoro, Boxing Day [+leggi anche:
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scheda film
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, presentato fuori concorso alla 69a Mostra di Venezia nella sezione Orizzonti.

È Natale e Basil (Danny Houston), padre di famiglia e businessman in rovina, ha un’idea per concludere un affare immobiliare e rimettersi così in carreggiata. Abbandona casa per rilevare dalle banche degli immobili pignorati col proposito di ristrutturarli ed ottenere il massimo profitto in vista della rivendita. Basil assume un autista locale senza esperienza (Matthew Jacobs, attore occasionale e sceneggiatore de La casa ai confini della realtà, opera prima del regista) per guidarlo di proprietà in proprietà tra le montagne del Colorado. Quando l’auto rimane bloccata in una tempesta di neve nelle vicinanze di un sentiero deserto e scende la notte glaciale, i due uomini si trovano ad affrontare un destino incerto…

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Il “Boxing Day” è giorno di vacanza in Gran Bretagna. In questa occasione, successiva al 25 dicembre, la tradizione vuole che le persone benestanti facciano una donazione e la mettano in una scatola destinata al loro personale o ai meno abbienti. Lo spirito di questa tradizione è chiaramente presente nella conclusione del film, ma la terza parte si distingue per un estenuante gioco di domande e risposte che stabilisce la relazione tra un uomo e il suo autista. Il film è l’adattamento de Il padrone e il lavorante di Tolstoj, autore di cui Bernard Rose può essere ritenuto un esperto nel portarlo sul grande schermo, dato che Boxing Day, dopo Anna Karenina, Ivansxtc (basato su La morte di Ivan Il'ič) e The Kreutzer Sonata, rappresenta il suo quarto adattamento cinematografico di una delle sue opere, e il 3° e ultimo capitolo di una saga che l’ha consacrato.

Girato in digitale con pochissimi mezzi e una ridotta troupe cinematografica, Boxing Day non è un lungometraggio che punta su una qualsiasi raffinatezza della regia. La narrazione dà veramente poca importanza agli eventi e premia i dialoghi. La telecamera è a bordo dell’auto, nella quale si sviluppa la maggior parte dell’“azione” tra i due uomini e una presenza virtuale di nome Cynthia, in realtà la voce del GPS, usata come pretesto per le digressioni quando i monologhi sul capitalismo sembrano abbreviare le distanze di un percorso che diventa senza fine. Alla fine di un’ultima svolta per i due compagni di viaggio, l’avventura assomiglia di più a un film di sopravvivenza quando viene rinforzata la dimensione allegorica della storia che lascia lo spettatore con l’impressione di avere un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, secondo il suo livello di empatia costituitosi coi personaggi.

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(Tradotto dal francese)

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