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INDUSTRIA Francia

L’Europa, nodo gordiano degli Incontri Cinematografici

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- Accesi dibattiti a Digione: i professionisti delle industrie culturali hanno l'impressione che la Commissione europea remi contro di loro

Sembra esserci un'incomprensione totale tra i professionisti del cinema e la Commissione europea, stando ai dibattiti che si sono svolti a Digione nell'ambito dei 22mi Incontri Cinematografici organizzati dall'ARP (società civile degli Autori-Registi-Produttori). Guidati dal premio Oscar Michel Hazanavicius, i registi francesi hanno ricordato che le industrie culturali europee figurano tra i leader mondiali del settore non solo in termini artistici, ma anche sul piano della crescita economica e dell'impiego, al contrario del mondo digitale e delle telecomunicazioni dominato dagli operatori americani.

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Difendendo il modello francese secondo cui i diffusori di opere devono partecipare al loro finanziamento, i cineasti dell'ARP chiedono quindi che sia confermata al più presto la tassa sui fornitori di servizi televisivi, attualmente oggetto di aspre trattative tra la Francia e la Commissione europea (leggi l’articolo). Un appello ascoltato dal ministro della Cultura Aurélie Filipetti, la quale ha annunciato che una nuova notifica sarebbe stata fatta a Bruxelles e che è indispensabile mettere in risalto la forza economica dei meccanismi d'eccezione culturale dinanzi ai sostenitori di una "certa ortodossia della concorrenza e dei mercati".

Dal canto suo, Eric Garandeau, presidente del Centre National du Cinéma et de l’image animée (CNC), ha annunciato che venti agenzie nazionali del cinema europeo hanno dato il loro sostegno alla posizione francese. "Ci dicono che dobbiamo sacrificare tutto alle telecomunicazioni perché sono l'avvenire, mentre anche i grandi gruppi dicono che in questo momento la ricchezza non sta nei cavi, ma nei contenuti", ha sottolineato, evidenziando che se un anello della catena del finanziamento si sottrae alla contribuzione, anche gli altri potrebbero pretendere di esserne esonerati.

Un'analisi che ha trovato eco in Henrik Bo Nielsen (presidente e direttore generale del Danish Film Institute), secondo cui la volontà di un mercato unico digitale e centralizzato per i film europei rischia di provocare danni e bisogna rispettare il fatto che più del 90% del finanziamento delle opere proviene da diverse nazioni.

La strana sensazione che la Commissione europea remi contro il settore delle industrie culturali ha attraversato tutte le tematiche affrontate nei dibattiti di questi Incontri 2012. Intervenendo sul tema dello sviluppo delle piattaforme VoD, Rodolphe Belmer (direttore generale cinema di Canal +) ha dichiarato: "Non ci si può sviluppare, né resistere se lo Stato non stabilisce delle regole per tutti. Altrimenti non si potrà competere con attori come Apple, Google e Netflix, che non hanno obblighi di finanziamento e che dispongono di sistemi fiscali vantaggiosi". Un avvertimento, sotto forma di segnale d'allarme, che risuona come un appello a una volontà politica chiara, a livello francese ma anche europeo.

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(Tradotto dal francese)

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