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EVENTI Francia

Chi sono i nativi digitali? L’identikit del Forum d’Avignone

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- L’atelier BNP Parisbas ha presentato un’inchiesta dal titolo: “15-25 anni, quali contenuti culturali ricevono, creano e trasmettono le generazioni digitali?”

I giovani, questi sconosciuti? Spetta al Forum d’Avignone farceli conoscere meglio. Giunta il 16 novembre al suo secondo giorno di convegni, la manifestazione culturale ha infatti per qualche ora abbandonato gli sfarzi del Palais des Papes per trasferirsi nell’aula magna dell’Università, nell’ambito di un incontro dal titolo “15-25 anni, quali contenuti culturali ricevono, creano e trasmettono le generazioni digitali?”.

Al motto di “condivido, quindi creo”, i cosiddetti ‘nativi digitali’, nuove generazioni cresciute a pane e computer, che fin dalla tenera età hanno imparato a destreggiarsi con gli strumenti informatici più disparati sviluppando una vera e propria capacità multi-tasking, sono stati al centro di un dibattito frizzante che ha visto fronteggiarsi professionisti di imprese mediali e digitali da una parte e studenti dall’altra, spesso su posizioni discordanti. Una voce in particolare si è alzata dal coro di universitari. Quella di Ramata Sy, brillante studentessa della scuola di cinema La Fémis, che ha lamentato una certa refrattarietà da parte degli “adulti” nel concedere responsabilità alle giovani generazioni, nonostante, secondo la ragazza, i ventenni di oggi si siano dimostrati pronti ad assumerle.

Piuttosto contestato da parte di alcuni studenti è stato poi lo studio presentato dall’Atelier BNP Paribas, al centro della conferenza, che, a partire da un campione di 507 giovani tra i 15 e i 25 anni provenienti da Francia, Germania, Stati Uniti, India e Corea del Sud, ha estrapolato una serie di tendenze riguardo l’utilizzo da parte delle nuove generazioni delle tecnologie digitali, ai fini della fruizione di contenuti culturali. Se la “dieta mediale” rilevata non stupisce più di tanto, confermando di fatto che i prodotti musicali restano il piatto preferito dai giovani consumatori, sono le affermazioni degli intervistati riguardo in materia di diritto d’autore a colpire maggiormente: ben il 72% dei giovani sotto inchiesta ha dichiarato di sentirsi coinvolto dalla questione della proprietà intellettuale. Che lo spettro della pirateria, fin troppo spesso agitato contro i nativi digitali, colpevoli di scaricare opere soggette a copyright illegalmente e divorare così i dividendi delle aziende multimedia, possa e debba essere riconsiderato alla luce di questi dati? D’altra parte, quando si tratta di andare a caccia di prodotti culturali, l’‘homo conexus’, come è stato definito durante il Forum, mostra di preferire armi non molto dissimili da quelle dei suoi “antenati”: il passa-parola, il consiglio ricevuto da un amico in carne e ossa, resta la guida più preziosa cui i giovani ricorrono nella ricerca di film, libri, immagini e musica.

Un dato che sembrerebbe contraddire le paure di Axel Dauchez, direttore di Deezer, sito di ascolto di musica on demand, secondo il quale la sfida principale che la cultura 2.0 deve affrontare sarebbe oggi ricostruire quel rapporto emozionale con l’opera che la digitalizzazione avrebbe, a detta di alcuni, irrimediabilmente distrutto. Quando i giovani degli anni ’70 andavano a comprare un vinile, subito instauravano con il prodotto acquistato un legame profondo e dalla portata identitaria. L’acquisto materiale di un’opera definiva socialmente e culturalmente il suo consumatore. Il contesto multimediale e virtuale odierno ha invece, dice Dauchez, capovolto quel rapporto: “I giovani non ascoltano più la musica, la sentono”, ha affermato. Una presa di posizione che, ancora una volta, gran parte degli studenti presenti in aula ha mal digerito. Viene da chiedersi fino a che punto, di fronte a questa “rivoluzione” cognitiva messa in atto dalle nuove tecnologie e di cui le giovani generazioni incarnano i naturali porta bandiera, la produzione e progettazione di contenuti culturali da parte di industrie gestite secondo metodi desueti possano soddisfare l’appetito dei nativi digitali, cavalcandone senza pregiudizi i nuovi stili di fruizione.

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