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ESERCENTI Europa

Il ruolo della sala in un mondo che cambia

di 

- TrustNordisk, Curzon Artificial Eye, Versus Production, Utopia: il futuro della sala analizzato dai professionisti ospiti di Europa Cinemas

Conflitto o complementarietà? Organizzato venerdì scorso a Parigi nell'ambito della conferenza Europa Cinemas, il dibattito dedicato al ruolo fondamentale della sala per il cinema europeo si è rapidamente focalizzato sulla questione dell'emergenza del VoD (Video on Demand). Alcuni estratti di una discussione talvolta tesa in cui vecchie e nuove generazioni tentano di indovinare che cosa riserverà il futuro.

Laurent Cantet (regista): "La sala è l'ambiente per il quale faccio film e il luogo di un'esperienza collettiva insostituibile. E' al grande schermo che penso quando posiziono la mia cinepresa. In Europa, siamo fortunati e alcuni colleghi americani ci invidiano il nostro circuito di sale. Ma forse sono un dinosauro di una generazione che non arriva a immaginare un film su un telefono cellulare".

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Rikke Ennis (TrustNordisk): "Il potere della sala è indiscutibile per un venditore internazionale, ma sta al distributore decidere che cosa sia meglio per un film. La guerra tra le finestre non è nell'interesse dei film e ci vorrebbe una comuncazione migliore e un'ottimizzazione delle diverse uscite. La sfida è che piattaforme come Netflix e iTunes, che hanno mezzi finanziari considerevoli, competano con i distributori tradizionali. Penso che il VoD diventerà fondamentale per certi film, ma che per la maggior parte, l'uscita nelle sale rimarrà determinante. Il VoD sarà forse una soluzione per i "film piccoli" che faticano all'estero. Si tratterà caso per caso. Ma al momento, i prezzi non sono adeguati: il DVD cala, ma il VoD non prende il suo posto".

Ross Fitzsimons (Curzon Artificial Eye): "Il posto della sala nella scala di valori rimane vitale per la comunicazione. Ma esistono pubblici molto differenti, in termini di composizione, localizzazione, cultura, e bisogna trovare altri mezzi per attirare la gente al cinema. I contenuti extra, ad esempio, sono una tendenza in crescita. Riaguardo al VoD, ormai tutto si fa "on demand" e l'idea stessa della cronologia dei media è discriminatoria. E' la realtà e dobbiamo affrontarla: il mondo è cambiato e bisogna fare realpolitik".

Jacques-Henri Bronckart (Versus Production): "Non bisogna dimenticare che il cinema è ampiamente finanziato dalla televisione, per la quale il valore di un film cresce con l'esposizione in sala. Al momento, il VoD non è una fonte di guadagno sufficiente per finanziare i film e beneficia soprattutto alle opere uscite in sala. Gli altri film, anche se piacciono ai distributori, si scontrano con la riluttanza degli esercenti dinanzi all'eccesso di offerta e il VoD non è redditizio per questo genere di opere. Si comincia a perdere la diversità del cinema europeo e il ricambio di talenti. A volte, gli esercenti sono anche troppo passivi: gli spettatori non arrivano da soli. Al di là dei film evento, bisogna andare a cercare il pubblico. Con i social network e il Web, ci sono gli strumenti per farlo".

Claude Forest (Université Paris III): "Vedo il VoD come complementare alla sala, ma il suo modello economico ha tardato a profilarsi e non è molto soddisfacente: la catch up TV, ad esempio, gli fa concorrenza a costo zero".

Nico Simon (esercente - Utopia): "Il VoD potrebbe funzionare in certi territori, ma non dappertutto. Aprire il vaso di Pandora è molto pericoloso perché a farlo sono persone che non hanno peso nella professione. Il finanziamento è ancora fondato sulla data di uscita nelle sale. Attenzione a non rompere il giocattolo se ancora non esiste un modello finanziario".

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(Tradotto dal francese)

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