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BERLINALE 2013 Fuori concorso / Paesi Bassi

Dark Blood, viscerale

di 

- A vent'anni dalla sua morte, George Sluizer completa l'ultimo film con River Phoenix

Nella breve introduzione che precede Dark Blood [+leggi anche:
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, il suo autore, George Sluizer, racconta la grande tristezza per la morte del suo attore River Phoenix (foto) mentre stavano lavorando insieme sul film, poi spiega che, sapendosi lui stesso malato, ha sentito il bisogno vent'anni dopo di dare a questa "sedia a due piedi", lasciata abbandonata, un terzo piede che le permettesse di stare su. Il risultato, che presenta come "incompiuto" perché ha dovuto rimpiazzare alcune scene mancanti con la propria voce e parole, è un film inclassificabile che Berlino non poteva che presentare fuori concorso, ma non incompleto.

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La storia del progetto e il fatto che contempliamo tutto il tempo il bel viso dell'attore sapendo che morirà, danno a questa costruzione il suo quarto piede: è come se il suo contesto extradiegetico regalasse a questo film selvaggio e nostalgico un surplus di coerenza raddoppiando la sua energia viscerale.

Dark Blood è la storia di una coppia di turisti che attraversa i canyon in Bentley, va in panne in mezzo alle distese brulle e selvagge di un deserto violato dai test nucleari e poi lasciato morire, e chiede aiuto a un indigeno per metà indiano. Lei, Buffy (Judy Davis), è un'americana disinibita e con capelli arruffati come se ne vedevano nei road movie di inizio anni Novanta. Suo marito Harry (il gallese Jonathan Pryce) è una star del cinema egoista e irascibile che ritiene inaccettabile non poter comprare il tempo con il denaro. Il ragazzo che offre loro un'ospitalità inospitale è Boy (River Phoenix), che dalla morte della moglie per le radiazioni, vive in un mondo al contempo spietato e magico fatto di amuleti e campanelli tintinnanti al vento.

Durante questa coabitazione forzata, che fa l'effetto di un "huis clos" in mezzo a tanta immensità, l'uomo bianco incontra il nativo, la saggezza l'impazienza, l'umiltà l'ambizione, la natura il responsabile delle sue ferite più velenose (Phoenix era attivista in campo ambientale) e l'incomprensione è totale, senza via d'uscita. Per Boy, il fatto che non si possa fare niente nel deserto, di giorno perché fa troppo caldo e di notte perché è troppo buio, è naturale. Per Harry, è esasperante come un enigma della sfinge. Il personaggio di Boy rappresenta, dinanzi all'individualismo distruttivo, l'innocenza condannata.

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(Tradotto dal francese)

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