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RECENSIONI Polonia / Germania

F**k for Forest, ma non in Amazzonia

di 

- Il secondo lungometraggio di Michal Marczak, proiettato nella sezione "What’s Up, Docs?" del Festival di Transilvania, confronta due culture e due visioni del mondo

F**k for Forest, ma non in Amazzonia

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, secondo lungometraggio del polacco Michal Marczak, non raggiungerà le vette del suo primo film, At the End of Russia, ma evoca un tema molto interessante che dovrebbe sedurre i cinefili e i festivalieri di tutto il mondo, aiutato dal suo titolo choc. Il film è stato presentato al Festival internazionale di Transilvania nella sezione "What’s Up, Docs?".

Fuck for Forest è il nome di una ONG berlinese composta da cinque membri, tutti di una ventina d'anni (due ragazzi e tre ragazze provenienti da vari paesi). Il suo obiettivo è di raccogliere denaro per la causa dell'ambiente girando film porno da vendere poi sul proprio sito Internet. Nella prima metà del film, Marczak presenta i personaggi ed esplora il loro modo di pensare e operare, che rimanda molto, come dice un potenziale partecipante a una scena di sesso invitato nel loro appartamento hippie New Age, a "un film americano psichedelico degli anni '60".

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La tela di fondo di questa prima parte è molto riconoscibile per chi ha già visto questo genere di film, o passato qualche giorno a contatto con la vasta popolazione alternativa di Berlino. La gran parte del tempo, in mezzo alle luci rosse e soffuse dell'appartamento, i personaggi sono mezzi nudi o portano vestiti bizzarri, mentre filosofeggiano sui legami tra uomo e natura. Secondo le loro convinzioni personali, alcuni spettatori li troveranno interessanti, altri fastidiosi.

Dopo che la loro ONG FfF ha raccolto una discreta somma e ha preso contatto con un attivista colombiano, nella seconda parte del film i nostri militanti vanno in Amazzonia per presentare le loro idee alla popolazione locale. E' il momento in cui si produce uno scontro fra culture e in cui emergono i pregiudizi degli uni e degli altri: mentre gli europei concepiscono la nudità degli amazzonici nei loro rituali come qualcosa di liberatorio, per gli indiani, le inclinazioni erotiche e il voyeurismo dei nuovi arrivati sono perversi e malsani. Per gli autoctoni, le teorie di FfF sono incomprensibili. Tendono a diffidare degli europei che sbarcano pieni di idee naif su ciò che bisogna fare per "salvare la natura". Li prendono per nuovi conquistadores che sanno solo parlare di come procurarsi gli strumenti per lavorare la terra e far nascere le piante.

Benché il soggetto abbia più di un elemento polemico, il nuovo film di Marczak non è neanche lontanamente paragonabile al clamore che suscitò l'ottimo At the End of Russia nell'ambiente del documentario quando si scoprì che era in gran parte una messa in scena. Al di là del dibattito documentario/fiction, Fuck for Forest è un film gradevole che offre uno scorcio interessante sulle differenze fra culture.

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(Tradotto dall'inglese)

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