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VENEZIA 2013 Concorso

Tom at the farm: FarmVille secondo Xavier Dolan

di 

- Un thriller psicologico che, pur non essendo una sorpresa, ha saputo convincere il pubblico della 70a Mostra che l’ha scoperto in concorso.

Tom at the farm: FarmVille secondo Xavier Dolan

Per il suo quarto lungometraggio a soli 24 anni, Xavier Dolan dimostra ancora una volta una grande ambizione nella scelta dei temi. Dopo una trilogia sull’amore impossibile, il regista canadese di lingua francese esce dalla sua comfort zone con Tom at the farm [+leggi anche:
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, adattato in forma di thriller psicologico dall’opera teatrale di Michel Marc Bouchard e presentato in concorso alla 70a Mostra di Venezia.

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Dolan interpreta il ruolo principale, quello del giovane pubblicitario Tom che si reca in campagna per il funerale del suo compagno. Nell’azienda agricola di famiglia, fa la conoscenza della madre (Lise Roy) e dell’altro figlio (Pierre-Yves Cardinal), che non hanno mai sentito parlare di lui. Il fratello, taciturno e violento, passa subito alle minacce e Tom si vede costretto a mentire sulla vera natura del suo rapporto con il defunto. Poco a poco, lavorando nell’azienda, il giovane si integra nel contesto rurale e sviluppa un’attrazione diabolica per il fratello. Si instaura un rapporto tanto pericoloso quanto malsano…

Sotto diversi aspetti, Tom at the Farm somiglia a Stranger by the Lake [+leggi anche:
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intervista: Alain Guiraudie
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di Alain Guiraudie.Sono entrambi chiaramente film di genere in cui l’omosessualità dei personaggi fa parte della narrazione. Tom at the Farm è forse più «serio» e «convenzionale», ma altrettanto ambizioso nel senso di sfruttare tematiche difficili come la sindrome di Stoccolma (anche in Guiraudie) o l’omosessualità repressa. Xavier Dolan riesce però a immettere nel classicismo d’ordinanza graditi momenti di squilibrio. Una scena di tango sorprendente, una replica volgare a tavola che intacca il decoro prestabilito della sequenza e contribuisce a far entrare la storia nell’imprevedibile, cosa positiva per un suspense thriller.

Tom è un personaggio complicato in preda a un forte choc emotivo. Le sue reazioni non sono sempre facili da capire e a volte possono irritare, una sensazione che suscita spesso, per esempio, l’eroina di un film d’orrore. L’identificazione col personaggio è essenziale perché il pubblico lo accompagni nella sua fuga e assapori lo stesso rischio. Però non dura per sempre. Quando Dolan introduce un personaggio femminile (Evelyne Brochu), è per aiutarci a fare il punto su Tom, che seguiamo dal primo secondo senza aver capito che forse è giunto il momento di staccarci da lui. Una manovra abile, ma dispiace che il personaggio di Sarah sia abbandonato così in fretta dopo aver svolto la sua funzione.

Dolan ha curato anche il montaggio e in modo più sobrio del consueto. Lo stesso ritegno è applicato alla colonna sonora, che per una volta non trasforma le scene in videoclip. Tom at the Farm è una coproduzione franco-canadese che non avrà difficoltà a trovare un suo pubblico in sala, in questi due paesi e probabilmente anche fuori. Pur segnando una svolta nella carriera di Dolan, non ha ancora la piena maturità per diventare un classico del genere. In ogni caso, il film riuscirà senz’altro a riconciliare Dolan con una parte dei detrattori valendogli al tempo stesso una selezione in concorso a un grande festival internazionale. E si sa quanto il giovanotto ci tenga a riconoscimenti del genere…

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(Tradotto dal francese)

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