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VENEZIA 2013 Settimana della Critica

Il dramma del bullismo in The Reunion

di 

- Il primo lungometraggio dell'artista svedese Anna Odell racconta di una drammatica riunione tra vecchi compagni di classe, tra realtà e finzione

Il dramma del bullismo in The Reunion

Le riunioni tra vecchi compagni di classe non sempre funzionano: ci si confronta su chi è invecchiato meglio, su chi ha avuto più successo nella vita, e i risultati possono essere deludenti. Nell'opera prima dell'artista svedese Anna Odell, una cena di classe vira dritta all'incubo. Presentato alla Settimana della Critica della 70ma Mostra di Venezia, The Reunion [+leggi anche:
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è un viaggio intimo che l'autrice compie alle radici di una sofferenza personale lontana nel tempo, e oggi risolta, ma che ha lasciato un segno profondo: quella di essere stata vittima di bullismo per tanti anni, derisa ed emarginata dai propri compagni di classe.

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Il film è diviso in due parti in cui realtà e finzione si mescolano. Nella prima assistiamo alla rimpatriata. Anna Odell interpreta se stessa. Al momento dei brindisi, tra risate e bei ricordi, si alza e prende la parola: i suoi ricordi sono tutt'altro che felici. L'esclusione, le umiliazioni, i giochi di potere. Guarda in faccia i suoi vecchi molestatori e non risparmia le accuse. La festa sfocia in una rissa, Anna sarà presa di forza e buttata fuori.

Nella seconda parte, Odell ci rivela che quello che abbiamo appena visto è come sarebbero andate le cose se avesse partecipato davvero a quella riunione di classe, organizzata per i vent'anni dalla fine della scuola e alla quale, nella realtà, non è stata invitata. Comincia così a cercare i suoi ex compagni di classe e a proporre a ciascuno di loro di vedere il film insieme a lei, per confrontarsi sul loro passato comune. Alcuni respingono il suo invito, altri, molto a malincuore, accettano.

Quello che stupisce del film di Odell è come, a distanza di vent'anni, pare non sia cambiato niente. L'atteggiamento del gruppo verso Anna è più o meno lo stesso, un rifiuto cristallizzato nel tempo, senza evoluzione. Anna è oggi un'artista di successo, eppure agli occhi dei suoi ex compagni di scuola (impersonati nella seconda parte da altri attori) rimane la ragazza timida e "sfigata", da evitare. Il film offre una riflessione sul bullismo e le sue drammatiche conseguenze, attraverso la voce diretta di chi lo ha subito e che a distanza di anni cerca spiegazioni, e non si arrende davanti ai piccoli sotterfugi che i suoi ex compagni di classe cercano per sottrarsi al confronto: scuse, impegni improvvisi, segreterie telefoniche.

Nessuno chiede scusa. "Ti piacerebbe se succedesse a tua figlia?", chiede Odell a quello che era il leader della classe, quello che tutti seguivano e che avrebbe potuto salvare Anna dal suo isolamento, se solo avesse voluto. "A mia figlia non potrebbe succedere, lei reagisce", è l'agghiacciante risposta. Rimane il dubbio se sia veritiera tanta spietatezza. Ma in fondo non ha importanza: il film punta dritto allo stomaco e fa centro. E su un tema come il bullismo, le vie di mezzo non servono.

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