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C’è più bisogno che mai di un’alleanza tra i professionisti del settore culturale

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- Con esperti da 40 paesi diversi, il Forum d'Avignone si riconferma un luogo unico di riflessione e dialogo sulla cultura e il suo legame con l’economia

C’è più bisogno che mai di un’alleanza tra i professionisti del settore culturale

Big Data, rivoluzione digitale, copyright, politiche culturali e organizzazione di gruppi d’interesse: sono solo alcune delle tematiche affrontate durante il Forum d'Avignone 2013, che si è riconfermato un luogo unico di riflessione e dialogo sulla cultura e il suo legame con l’economia.

In un momento di austerità finanziaria come questo e di tagli al settore culturale in tutti gli Stati membri dell’UE, la 6^ edizione del Forum ha deciso di focalizzarsi sulla questione dei poteri della cultura. E’ difatti paradossale che l’Europa non investa nella cultura, un settore che mantiene il suo tasso di crescita nonostante la crisi economica, al contrario di altre regioni del mondo (come il Medio Oriente o la Cina) che hanno aumentato i loro investimenti nel settore. Che sia un segnale dello slittamento dei poteri della cultura verso altre regioni geografiche?

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L’importanza assoluta di riportare la cultura nel cuore delle politiche è stata discussa fin dal primo giorno, durante il dibattito “Nessuna politica senza cultura”. Si è anche riflettuto su quale sia il livello più idoneo (locale, regionale, nazionale o sovranazionale) a sostenere la creatività.

Il secondo giorno, durante il dibattito “Vogliamo una politica culturale per l’Europa?”, diverse esperienze sono state messe a confronto. Lourdes Fernandez, leader di Alhóndiga Bilbao, e Olivier Py, direttore del Festival di Avignone, concordano nel prediligere il livello locale, in quanto garantisce una certa visibilità agli autori del vero cambiamento, che spesso e volentieri non ne hanno a livello politico.

Nello stesso dibattito, il regista franco-romeno Radu Mihaileanu mostra una maggiore preoccupazione per il livello sovranazionale e in particolare per la battaglia per l’eccezione culturale. “La cultura non è una merce e perciò non può essere soggetta alle leggi di mercato” dice, aggiungendo che l’eccezione culturale è uno strumento per proteggere la specificità dell’espressione della libertà di pensiero umana in quanto parte fondante della cultura universale. Per vincere questa lotta bisogna fare fronte comune al livello sovranazionale. “La qualità della cultura europea risiede nella sua diversità” afferma Paul Dujardin, direttore del BOZAR di Bruxelles. “Il motivo per cui iniziative come il Premio Lux del Parlamento europeo sono importantissime è che mostrano attraverso il cinema cosa sia questa diversità culturale per la quale i governi e le televisioni pubbliche continuano a battersi”.

Il paradosso apparente della cultura, che sarebbe allo stesso tempo unica e universale, è stato discusso con il regista cinese Yonfan, l’ex primo ministro del Quebec Bernard Landry e Lawrence Lessig, fondatore di Creative Commons e professore di giurisprudenza. Gli invitati hanno anche riflettuto sui cambiamenti provocati dalle tecnologie digitali, una tematica molto importante per il Forum di quest’anno.

Il digitale ha aumentato esponenzialmente il pubblico potenziale e abbassato le barriere alla distribuzione, apportando importanti cambiamenti alle catene di valore culturali, come dimostrato dallo studio di Kurt Salmon del 2013 (che può essere scaricato qui), ma anche all’etica delle nuove generazioni secondo Paul Dujardin.

L’etica è stata un’altra grande preoccupazione del Forum, con due dei quattro studi presentati sulla questione dei Big Data. I dati personali culturali sono probabilmente i dati più intimi, eppure non sono legalmente considerati come dati sensibili.

Il valore economico di questi dati è estremamente importante: 1/3 delle entrate di Netflix per esempio, deriva proprio dalle vendite rese possibili grazie alla gestione dei dati personali culturali. Il problema è che poi queste imprese leader del digitale, il cui successo è fondato sullo sfruttamento dei Big Data, non sono soggette alla regolamentazione antitrust, sottolinea Matthieu Soulé dell’Atelier BNP, con un chiaro rischio di monopolio dell’informazione.

Ecco perché il Forum ha proposto un manifesto con alcuni principi per una dichiarazione universale dei diritti degli internauti e dei creatori dell’era digitale, richiedendo la creazione di un quadro regolatore per il trattamento di questo tipo di dati.

Alla fine, tutti hanno convenuto sul fatto che per guadagnare visibilità e un certo peso sulla presa di decisioni, bisognerebbe creare un’alleanza che leghi i professionisti di tutti i livelli e dimensioni del settore culturale in modo da poter realizzare una strategia capace di riaffermare il ruolo capitale della cultura.

Il Forum d'Avignone ha deciso di intraprendere un primo passo in questa direzione organizzando, grazie al network CATALYSE che lega Avignone a Bilbao ed Essen, due Forum fuorisede quest’anno: uno nei Paesi Baschi e l’altro nella Ruhr.

Per saperne di più sul 6^ Forum d’Avignon, informazioni più dettagliate sui dibattiti sono disponibili qui. Cineuropa ha anche incontrato alcuni partecipanti al Forum come il regista franco-romeno Radu Mihaileanu (l’intervista si trova qui) o lo studioso di cinema Gilles Ciment (qui).

 
 

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