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INDUSTRIA Francia

Alain Sussfeld: "Pensiamo di toccare il cielo, poi il mercato cambia"

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- A Digione, il direttore generale del gruppo UGC ha espresso il suo punto di vista sullo stato di salute dell'industria cinematografica francese

Alain Sussfeld: "Pensiamo di toccare il cielo, poi il mercato cambia"

Ai 23mi Incontri Cinematografici organizzati dall’ARP (società civile degli Autori-Registi-Produttori) a Digione dal 24 al 26 ottobre, il dibattito sulla trasparenza e la redditività dei film ha dato occasione ad Alain Sussfelddirettore generale del gruppo UGC, per esprimere il suo punto di vista sullo stato di salute dell'industria cinematografica francese e per offrire un'analisi chiara che non manca di riflettere, accanto all'interesse generale, una strategia personale.  

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La frequentazione delle sale nel 2013

Alain Sussfeld: "Quest'anno, c'è stato un vero deficit di offerta rispetto alla domanda. L'estate scorsa, neanche i blockbuster americani hanno funzionato secondo le aspettative. Il problema è la voglia, la capacità di creare e di immaginare. E c'è un'altra questione: far tornare il pubblico giovane verso il cinema francese (...) Ma il 2013, che è considerato un anno non buono, si chiuderà comunque con 195 milioni di entrate. Smettiamola di piangere: il mercato tiene con un'offerta media e il record del 2011 è stato un miracolo".

I costi di produzione

"Film da tre milioni di entrate possono essere dei flop spaventosi mentre altri da 300 000 sono grandi successi dal punto di vista economico (...) Non bisogna confondere la ricerca dell'equilibrio finanziario con la banalizzazione della produzione (...) Bisogna riflettere sui costi e conservare la nostra diversità e il suo cuore: i film tra i 4 e i 10M€ di budget e che registrano tra gli 800 000 e 1 milione di entrate. Servono i campioni d'incassi e i piccoli film, ma soprattutto serve che il cuore del settore sia redditizio, dinamico e creativo con una crescente voglia di cinema francese".

Il finanziamento?

"Negli ultimi anni, diverse società hanno dichiarato fallimento in un settore della distribuzione strutturalmente deficitario. Per compensare le perdite sui film francesi, i distributori francesi hanno acquistato film stranieri assumendosi ogni responsabilità. Il mestiere di distributore è molto rischioso perché i costi di edizione sono considerevoli. In generale, il settore funziona come quello immobiliare. Il produttore dà una stima al suo progetto e lo mette sul mercato: prevende. Si valutano i rischi (il che non è sorprendente); questi vengono trasferiti sugli operatori a monte. Ma le televisioni in chiaro coproduttrici non bilanciano i loro finanziamenti. (...) E' assolutamente necessario che Canal+ vada bene e c'è preoccupazione per la sua evoluzione a causa dell'aumento dell'IVA, della concorrenza sleale di BeIN Sport e del trasferimento di CanalSat all'ADSL (...) Il contributo di Canal+ diminuirà automaticamente. Anche i proventi pubblicitari dei canali gratuiti si abbasseranno, così come i loro obblighi (d'investimento nel cinema, ndr) (...) I distributori, e un po' le televisioni, sono i principali responsabili dell'inflazione. Il meccanismo? Pensiamo di toccare il cielo, poi il mercato cambia, con le catastrofi che si sono viste negli ultimi 18 mesi".  

L'esercizio dei film

"L'esercizio dei film è una grande sfida. Gli esercenti devono prendere impegni minimi di esercizio a partire da una settimana; ad esempio, per le grandi città, 15 giorni di proiezioni piene. C'è anche il problema della sovraesposizione dei blockbuster. Gli esercenti devono limitarsi per creare attrazione: non c'è niente di meglio che mandare via clienti perché la sala è piena! Non bisogna permettere che il digitale sia la chiave per moltiplicare i punti di esercizio durante i fine settimana. Immagino anche un incentivo per le sale che programmano più cinema europeo. Il rovescio della medaglia dell'esercizio è l'effetto congestione, che potrebbe essere regolato dall'individuazione di linee editoriali. Ci vuole una migliore regolamentazione dell'esercizio. Quanto al numero di film prodotti, sono tutti votati a essere distribuiti in sala in condizioni mediocri? (...) Non bisogna neanche cadere del malthusianismo (...) Ma se il nostro lavoro è integrare i flop e le opere sperimentali, queste ultime non possono avere un'ampia esposizione".

Gli esperimenti di uscite "day-and-date"?

"In Francia, abbiamo un circuito di sale eccezionale. Utilizzeremo la nostra posizione per bloccare questi esperimenti. Gli esempi di sperimentazione negli Stati Uniti? Ricordiamo che il cinema americano è il più protezionista che ci sia. Sono contro le sperimentazioni su film dal potenziale significativo, che sia 'day-and-date' o direct-to-video". 

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(Tradotto dal francese)

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