10.000 noches en ninguna parte: viaggio emotivo dentro se stessi
- Ramón Salazar presenta il suo ritorno alla regia dopo otto anni dedicati alla scrittura di sceneggiature. Un film ad alta tensione emotiva che dà una svolta rischiosa alla sua carriera
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C'era grande attesa per il nuovo film del malaghegno Ramón Salazar, autore dei sorprendenti Piedras e 20 centímetros [+leggi anche:
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scheda film]. La Sezione ufficiale del Festival di Siviglia ha ospitato in prima mondiale questo suo nuovo lavoro, 10.000 noches en ninguna parte, insieme al regista e alla sua squadra, comprese le protagoniste Lola Dueñas e Susi Sánchez che hanno dato un tocco glamour alla manifestazione, ma il film non ha ancora un distributore.
Il fatto è che lo sceneggiatore dei campioni di incassi Tres metros sobre el cielo [+leggi anche:
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scheda film] e Tengo ganas de ti [+leggi anche:
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scheda film] non cerca il successo commerciale con questa pellicola che ha scritto e prodotto (con Roberto Butragueño) dopo i quarant'anni. Al contrario, con la maturità il cineasta scommette come non mai su una narrativa rischiosa, decostruita e un esercizio cinematografico che coniuga sperimentazione, improvvisazione e molta esperienza personale.
Per far ciò, Salazar si avvale dello sguardo tra l'innocente, l'enigmatico e lo spaventato di Andrés Gertrúdix, che compete con Ana Torrent per il titolo di occhi più espressivi del cinema spagnolo moderno: l'attore interpreta un ragazzo senza nome – nei titoli è indicato come Il Figlio – che intraprenderà un viaggio fisico ed emotivo in cerca del suo destino e il suo posto nel mondo. Girato a Madrid, Parigi e Berlino in ordine inverso a quanto compare sullo schermo, questo giovane ipersensibile dovrà vedersela con una famiglia assolutamente disfunzionale, recuperare l'idealismo infantile e trovare posto in quella che sarà la sua nuova famiglia, poco ortodossa.
Ma Salazar non ci fa mai capire che cosa stiamo contemplando, se è sogno o realtà. Se ciò che vive il personaggio di Gertrúdix è frutto della sua immaginazione, un incubo infernale o una fiaba. Nel liberarsi delle convenzioni – come il personaggio di Claudia, artista interpretata da Najwa Nimri – il regista del pluripremiato cortometraggio Hongos fa il grande salto e punta sulla libertà che sprigiona ogni singolo fotogramma di questo film, concepito sin dall'origine (tre anni fa) con il convincimento di dare una svolta alla propria carriera.
Così, i salti temporali della pellicola aiutano a scardinare ogni struttura logica, portando lo spettatore a disfarsi della razionalità e a lasciare la porta aperta alle proprie emozioni più sotterranee, smuovendole. Facendo ciò, Salazar ci ricorda quanto erratico sia il nostro destino, che i percorsi scelti sono tanto importanti quanto quelli non scelti e che, anche cambiando scenario, non fuggiremo mai da noi stessi: un bagaglio che portiamo sempre con noi.
(Tradotto dallo spagnolo)
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