Take a walk to the Wild Tales
- CANNES 2014: Cannes offre un film divertente e disinibito e accoglie un nuovo arrivato nella sua competizione: il regista argentino Damián Szifron
Sono state tante le risate alla proiezione di Wild Tales (Relatos Salvajes) [+leggi anche:
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scheda film] in competizione ufficiale al 67mo Festival di Cannes. C'è da dire che questa coproduzione fra Argentina e Spagna prodotta — fra gli altri — da Pedro Almodóvar mostra subito un tono diverso rispetto agli altri film in concorso. La scena d'apertura è un esempio esplosivo di efficacia narrativa e proietta il lungometraggio dell'argentino Damián Szifron (autore di serie tv di successo nel suo paese) a ritmi vertiginosi. Più che di scena conviene parlare di storiella, cinque in totale per un film a episodi nella pura tradizione dei Racconti della cripta e Ai confini della realtà.
Ciascuna storia è legata a quella successiva esclusivamente per il tema: il confine fragile tra civiltà e barbarie e il momento in cui ognuno può essere spinto a superarlo. Chi sono questi nuovi selvaggi? Non sono psicopatici o sociopatici noti, ma il signore e la signora qualunque che l'ironia della vita quotidiana rende improvvisamente folli. Un uomo (interpretato da Ricardo Darin) scatena una guerra contro il sistema dopo che la sua macchina è stata rimossa dalla polizia municipale il giorno del compleanno di sua figlia. Un altro (che resterà invisibile) decide di sbarazzarsi di colpo di tutte le persone che gli hanno fatto torto durante la sua vita. Una cameriera di notte si ritrova davanti l'occasione unica di vendicare la sua famiglia distrutta da un mafioso senza scrupoli, mentre due automobilisti su una strada deserta scatenano un'assurda battaglia all'ultimo sangue a seguito di un gesto inappropriato al volante. Nell'ultima parte del film, un ricco padre di famiglia tenta di coprire suo figlio dopo che quest'ultimo ha commesso un tragico reato di fuga, ma è a sua volta vittima della venalità del suo entourage. Infine, una festa nuziale si trasforma in una notte d'inferno quando la sposa scopre che suo marito ha un'avventura con una delle invitate…
C'è un innegabile piacere nello scoprire l'escalation ludica della maggior parte delle storie che giocano sull'identificazione con le vittime che diventano carnefici, ma Wild Tales non contraddice il detto che sostiene che le più brevi sono spesso le migliori. Szifron comincia con tre segmenti brevi che sono semplicemente eccellenti per poi attardarsi sugli ultimi due che puntano a creare tensione e perdono in intensità quello che guadagnano in durata e in psicologia dei personaggi. A questo punto, lo spettatore sa che la storia precipiterà e tutta la suspense si concentra sulla previsione di ciò che succederà. La forza degli epiloghi è un po' deludente verso la fine, ma Wild Tales riesce nell'esercizio del film a episodi, più spesso incontrato nel cinema di genere. E' buffo e mozzafiato ed è un puro momento di divertimento rock’n’roll che forse avremmo visto meglio in proiezione speciale più che nella competizione ufficiale del festival di Cannes. Non perché è un film a episodi (lo era anche Lo zio Boonmee) né perché va verso la commedia noir e folle (Boulevard de la mort faceva lo stesso), ma perché il film esprime tutto il suo potenziale più come pausa di ricreazione (indispensabile!) tra i lavori degli autori che come effettivo antagonista di un Nuri Bilge Ceylan o un Bertrand Bonello.
(Tradotto dal francese)
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