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CANNES 2014 Un Certain Regard

Bird People: nel grande "hub" interconnesso

di 

- CANNES 2014: Pascale Ferran firma un sorprendente racconto filosofico e fantastico sull'alienazione del mondo moderno e la dissoluzione umana

Bird People: nel grande "hub" interconnesso

Chi avrebbe mai pensato che la rara (tre lungometraggi in 20 anni) Pascale Ferran si sarebbe lanciata un giorno in un cinema in cui gli effetti speciali avrebbero avuto un ruolo decisivo… Eppure è ciò che accade in Bird People [+leggi anche:
trailer
intervista: Pascale Ferran
scheda film
]
, un'opera singolare e di una vasta ambizione intellettuale, presentata al Certain Regard del 67mo Festival di Cannes. Il film tenta di descrivere il mondo moderno come un alveare urbano e interconnesso, un'umanità frenetica che fatica a respirare, murata in una comunicazione che passa per schermi interposti, che getta i propri rifiuti a un esercito di addetti alle pulizie nell'ombra che percorrono la metropoli notte e giorno, così come i soldati delle aziende globalizzate attraversano il pianeta in aereo. Un mondo molto strano agli occhi degli uccelli.

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Aperto da una sequenza appassionante a bordo di un treno nella periferia parigina dove i pensieri dei viaggiatori risuonano fuori campo, intrecciati con le conversazioni telefoniche e con le musiche che alcuni di loro ascoltano sotto le cuffie, Bird People mostra subito il suo approccio polifonico a quella torre di Babele ambulante e neo-tecnologica che è diventata la diversità umana. Tra i viaggiatori, Audrey (Anaïs Desmoustier) si reca al suo lavoro di donna delle pulizie all'Hilton dell'aeroporto Charles-de-Gaulle, un'attività che le permette di proseguire i suoi studi. Dal canto suo, Gary Newman (Josh Charles) sbarca dal suo aereo proveniente dalla California e si installa nello stesso hotel, prima di raggiungere Parigi per un'importante riunione d'affari su un progetto in corso che lo porterà l'indomani a Dubai.

Intanto, Audrey spinge il suo carrello nei corridoi e pulisce le stanze. Ma quella notte, Josh ha una crisi di panico e decide di mandare tutto all'aria, lavoro e famiglia. Si stabilisce nell'hotel e formalizza al telefono le sue dimissioni (vendendo le sue quote) con i suoi soci e affronta sua moglie, mettendo fine a un matrimonio di 18 anni con una lunga discussione su Skype. Tutti cercano ovviamente di dissuaderlo e di conoscere le ragioni del suo colpo di testa. "Digli che ho avuto un incidente", "non posso continuare così", "a volte la gente cambia", "non sopporto più questo stato di guerra permanente": ecco che cosa risponde Gary. Audrey continua invece a pulire metodicamente, pressata dai suoi superiori, fino a quando non succede un fenomeno straordinario che la trasporta in un'altra dimensione: diventa un passero. 

Sulle note di Space Oddity di David Bowie, il nostro passero sorvola di notte le luci della zona dell'aeroporto. Ma l'animale (con la voce off della giovane donna che scopre i suoi nuovi poteri) si avventura anche nell'hotel che Audrey riscopre con altri occhi. Tutte scene magistralmente riuscite (a dispetto di qualche lungaggine) sul piano tecnico e visivo, in contrasto totale (e rischioso) con la prima parte del film (diviso in due capitoli dal nome dei due personaggi). Una presa di distanza e un punto di vista differente sull'esistenza umana che faranno cambiare rotta a Audrey quando tornerà nella sua veste terrestre.

Con Bird People, Pascale Ferran realizza un film mutante su un'umanità che lo è altrettanto, al ritmo e sotto l'influenza crescente delle macchine. Un lungometraggio iper sofisticato la cui concezione ibrida e le interazioni narrative potrebbero lasciare perplessi più d'una persona.

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(Tradotto dal francese)

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