We are Young. We are Strong: odio razziale sulle macerie del Muro
- Il secondo lungometraggio del regista tedesco-afghano Burhan Qurbani racconta la rivolta xenofoba dell’agosto 1992 a Rostock, Germania Est

Il 24 agosto del 1992, tre anni dopo la caduta del Muro, la città di Rostock (Germania Est) fu teatro dell’assalto di folti gruppi xenofobi e neonazisti a un edificio che ospitava centinaia di immigrati richiedenti asilo. Quella che è tristemente passata alla storia come “la notte del fuoco”, espressione dello sbando e dell’intolleranza di alcuni strati della popolazione in un paese appena riunificato ma terribilmente impoverito, è al centro del secondo film del regista tedesco-afghano Burhan Qurbani, la cui opera prima, Shahada [+leggi anche:
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scheda film], è stata premiata nel 2010 al Festival di Berlino.
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scheda film], presentato in prima mondiale al 9° Festival Internazionale del Film di Roma, nel concorso Cinema d’Oggi, si svolge nell’arco di 24 ore e mette in scena, in un raffinato bianco e nero e sofisticati movimenti di macchina, le ore precedenti i sanguinosi scontri di quella notte, attraverso lo sguardo di tre protagonisti: il 17enne Stefan, tra i leader della sommossa; suo padre Martin, politico locale diviso tra etica e ambizione; e Lien, ragazza vietnamita che in uno di quegli alloggi dati alle fiamme vive con la sua famiglia.
Stefan (Jonas Nay) fa parte di una schiera di “giovani e forti” senza prospettive e senza bussola, convinti che si stava meglio prima e che, inneggiando a Hitler, individuano nello straniero il nemico da abbattere. La politica è impotente e divisa, e attraverso il volto pietrificato di Martin (Devid Striesow), che quando scoppia la rivolta si chiude dentro casa, esprime il disorientamento di un mondo in cui, parafrasando Gramsci, il vecchio muore e il nuovo ancora non è nato: il momento, cioè, in cui compaiono i “mostri”. Il mostro, in questo caso, è una società in crisi d’identità e frustrata dal non sapere come affrontare questo nuovo sviluppo, incapace di distinguere e tutelare le persone di buona volontà che come Lien (Trang Le Hong) cercano di rifarsi una vita lavorando in modo onesto e che amano la Germania quasi più della loro stessa patria, ovviamente non ricambiate.
L’aria è tesa, la giornata trascorre con la consapevolezza, di tutti, che qualcosa di terribile accadrà di lì a poche ore. E con il buio, insieme alla rivolta, esplode anche il colore. “Ho usato il bianco e nero per mettere i fatti in una prospettiva storica”, ha spiegato il regista, “nell’ultima parte, quando scoppia la sommossa, il colore ci riporta al presente, perché quello descritto è un evento accaduto in un luogo e in un momento precisi, ma che potrebbe capitare ovunque, anche oggi”. La polizia per due ore sparisce, la folla ne approfitta per entrare nell’edificio e devastarlo. “Non ho capito cosa sia veramente successo”, ammette Qurbani, “ho fatto il film proprio per questo”. Per guardare in faccia il mostro, capire da dove viene, e fare in modo che non accada più.
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