Il nome del figlio, ti odio con tenerezza
- Francesca Archibugi dirige una rilettura all'italiana di Cena tra amici. In sala dal 22 gennaio con Lucky Red

Litigano, si insultano ma si vogliono bene. Sono i cinque protagonisti de Il nome del figlio [+leggi anche:
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scheda film]. "Siamo ripartiti dalla commedia teatrale più che dal film", annota nel press-book Francesco Piccolo, co-sceneggiatore del film con la regista. Una pièce di successo in Francia che, sottolinea Archibugi, "aveva dei puntelli ben congegnati che abbiamo mantenuto e a cui abbiamo dato carne e sangue nostri". Nel mirino della commedia sono proprio i cinquantenni di sinistra, categoria alla quale appartiene la regista romana. Che sviluppa la storia in una sola serata in un ricco appartamento con terrazza della capitale. A cena dalla coppia formata da Betta (Valeria Golino) e il professore universitario dal tweet compulsivo Sandro (Luigi Lo Cascio) arrivano il fratello di Betta, Paolo (Alessandro Gassman), con la giovane moglie bella e popolana Simona (Micaela Ramazzotti) e l'amico d'infanzia Claudio (Rocco Papaleo). Immobiliarista impudente che vota centodestra, Paolo improvvisa uno scherzo per sfidare il politicamente corretto imperante nell'elegante appartamento ricco di libri: il bimbo nel grembo della moglie si chiamerà Benito. Come Mussolini (nell'originale francese era Adolf). La celia si trasforma rapidamente in litigio, e antichi rancori e conti in sospeso riemergono, a metà strada tra il Carnage [+leggi anche:
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"Ci è sembrata una buona occasione per parlare di noi, del nostro Paese, di questa divisione che lo ha attraversato negli ultimi vent'anni", spiega Piccolo e Archibugi aggiunge: "Volevo che questi contrasti raccontassero al meglio un sentimento diffuso. Noi abbiamo raccontato, non abbiamo giudicato, amiamo tutti i personaggi. ‘Tutti hanno le loro buone ragioni’, come diceva Jean Renoir”. Anche se l'unica ad essere salvata dagli autori, con un po' di compiacimento retorico, è il personaggio della giovane donna incinta. Nella descrizione della stessa Ramazzotti (il cui marito Paolo Virzì coproduce il film con Indiana e Lucky Red), "Simona ha più strati: la vediamo entrare come una ragazza scema che pensa solo al trucco, poi vediamo il suo secondo strato, la ragazza del quartiere popolare che litiga con l’intellettuale interpretato da Lo Cascio e infine nel terzo strato scopriamo che ha vero talento di scrittrice e quel racconto del film lo chiude lei con una frase di Cechov”. Dialoghi brillanti, battute a raffica nobilitate da raffinati piani sequenza che lasciano spazio agli attori, nel tentativo sincero ma impossibile di rinnovare la devastante causticità della commedia italiana di un tempo.
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