L’intrigante huis clos psicologico Dawn, presto sugli schermi svizzeri
- Romed Wyder torna alla ribalta con il suo ultimo intrigante lungometraggio, un viaggio spaventoso e lucido nella mente di un giovane terrorista sionista
Dopo più di un’anno di attesa (prima mondiale alle Giornate di Soletta 2014) Dawn [+leggi anche:
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scheda film] fa finalmente la sua apparizione sugli schermi svizzeri: il 29 aprile nella parte francofona e il 10 giugno in quella germanofona. Ben dieci anni dopo Absolut, Romed Wyder torna alla ribalta con il suo ultimo intrigante lungometraggio, un viaggio spaventoso e lucido nella mente di Elisha (bravissimo Joel Basman), giovane terrorista sionista divorato dai dubbi e perso nei fantasmi di un passato onnipresente.
Dawn è l’adattamento cinematografico del romanzo L’Aube di Elie Wiesel, miracolosamente sopravvissuto ai campi di concentramento nazisti. Come detto dallo stesso Wyder, ciò che l’ha da subito intrigato è il bisogno sentito da un premio Nobel per la Pace di scrivere una storia incentrata sugli stati d’animo di un “apprendista” terrorista, un uomo che sceglie la violenza come unica arma e via d’uscita. Quest’ambiguità, il desiderio di mettersi nella pelle del nemico, di quell’alter ego oscuro che ci spia senza sosta, abita tutto il film del regista romando che si trasforma in momento sospeso fra un passato abominevole e un futuro tanto allettante quanto incerto.
Con il suo ultimo lungometraggio Romed Wyder ci riporta nel vivo di un momento storico troppo spesso dimenticato, quello della Palestina sotto mandato britannico dove la resistenza armata sionista combatteva l’intruso con tutte le armi a sua disposizione per accelerare la creazione del tanto bramato Stato ebraico. Dawn racconta la storia di cinque terroristi sionisti incaricati di detenere e uccidere un ufficiale britannico nel caso in cui l’esercito inglese decida di ignorare le loro richieste giustiziando uno dei membri della loro guerrigliafatto a sua volta prigioniero. Sin dall’inizio appare piuttosto chiaro quanto le possibilità di riuscita di una tale negoziazione siano sottili. La questione centrale del film si sposta in effetti quasi istantaneamente dal piano narrativo a quello psicologico. Confinati in uno spazio limitato, in attesa del verdetto (allo spuntare dell’alba), i cinque protagonisti di Dawn svelano loro malgrado, in un crescendo costante e inarrestabile, le piccole grandi zone d’ombra che costellano la loro esistenza.
Partendo da un quadro d’insieme che assomiglia a una macabra allegoria, Wyder si concentra progressivamente sempre più sugli stati d’animo di Elisha, sopravvissuto ai campi di concentramento nazisti e convertito forse suo malgrado (questa è in effetti la domanda centrale del film) in terrorista. Designato come colui che dovrà uccidere l’ufficiale britannico, Elisha si rinchiude sempre più nell’orrore che popola la sua mente. I dubbi, i rimorsi, la rabbia e allo stesso tempo il bisogno di sentirsi nuovamente vivo sembrano rimbalzare nella sua testa come le palline di un flipper impazzito. Come pensare razionalmente quando il mondo attorno a noi ha perso ogni consistenza? A cosa ci si può aggrappare una volta che la nostra patria, la nostra famiglia e le nostre origini si sono volatilizzate? Il bisogno di reinventarsi un futuro è così forte da riuscire a trasformare una vittima in aguzzino? Queste sono le domande che aleggiano su tutto il film di Wyder, che da rappresentazione di un momento storico ben preciso si trasforma progressivamente in riflessione universale.
Le immagini d’archivio alla fine del film che dalla fondazione dello stato d’Israele ci portano fino alla costruzione della barriera di separazione israeliana sono in questo senso emblematiche. Senza mai cadere nella retorica Wyder ci riporta semplicimente alla complessità di una situazione che sembra infinita: la liberazione e l’oppressione come le due facce di una stessa terribile medaglia. Un film lucido e forte che merita di essere finalmente mostrato al grande pubblico.
Dawn è una coproduzione fra Svizzera, Israele, Germania e Regno Unito. Il film è venduto nel mondo da Dschoint Ventschr Filmproduktion.