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LONDRA 2015

Steve Jobs: un altro successo di Aaron Sorkin

di 

- L’ingegnosa sceneggiatura di Sorkin è l’anima di questo affascinante pseudo-biopic diretto da Danny Boyle e con protagonista Michael Fassbender

Steve Jobs: un altro successo di Aaron Sorkin
Michael Fassbender in Steve Jobs

Non è usuale che il nome dello sceneggiatore risalti su quello di un regista famoso o di una stella quando è il momento di descrivere un film, ma Aaron Sorkin, grazie alle sue impeccabili sceneggiature, ci riesce un film dopo l’altro. The Social Network sarà pure un film di David Fincher, così come Steve Jobs [+leggi anche:
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— proiettato al gala di chiusura del 59º Festival del Cinema di Londra (7-18 ottobre) — è un film di Danny Boyle, ma è il potere della scrittura di Sorkin a rendere entrambi memorabili. Se consideriamo la sua opera, Sorkin ha un modo particolare di avvicinarsi al genere del biopic. The Social Network, ad esempio, era teoricamente basato sul libro di Ben Mezrich The Accidental Billionaires: The Founding of Facebook (2009), ma in realtà era una versione romanzata della vita di Mark Zuckerberg e degli eventi che portarono alla creazione del social network più popolare al mondo. In maniera simile, il film di Boyle è apparentemente basato sul best-seller biografico Steve Jobs (2011) dello scrittore Walter Isaacson, ma in realtà è una ricostruzione vertiginosa e "sorkiana" dei momenti chiave della vita del cofondatore di Apple.

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Il film abbraccia 14 anni, dal 1984 al 1998, e ruota attorno ai lanci di tre prodotti: il Macintosh nel 1984, il NeXT Cube nel 1988 e l’iMac nel 1998. Lo spettatore non vede i lanci, ma il lavoro frenetico che vi sta dietro. Strutturato quasi come un’opera teatrale, con gli stessi personaggi che entrano ed escono dalla scena, Sorkin mette insieme brillantemente gli incontri/scontri di Jobs (Michael Fassbender) con le principali figure di Apple — John Sculley (Jeff Daniels), Steve Wozniak (Seth Rogen) e Andy Hertzfeld (Michael Stuhlbarg) — prima del lancio di ciascun prodotto. Nel frattempo, Jobs deve anche confrontarsi con la problematica relazione con sua figlia Lisa (interpretata in diverse età da Makenzie Moss, Ripley Sobo e Perla Haney-Jardine) e la madre di questa, Chrisann (Katherine Waterston). La direttrice marketing Joanna Hoffman (Kate Winslet) deve lottare affinché Jobs non perda la sua lucidità.

Ai fan incondizionati di Jobs il film non piacerà, giacché Sorkin opta per la strategia del tutto o niente nel suo ritratto del guru di Cupertino — interpretato credibilmente da un brillante Fassbender — come un megalomane egotista cui importano sono la sua carriera e i suoi prodotti. Come tutti i grandi sceneggiatori, Sorkin non lascia mai che i fatti rovinino una buona storia. Il regista Danny Boyle abbandona saggiamente lo stile frenetico che lo caratterizza — quello di Trainspotting e The Millionaire [+leggi anche:
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— e si attiene alla sceneggiatura, tranne che in una sequenza cruciale nella sala riunioni di Apple che ricorda, per la sua plasticità, il cinema coreano contemporaneo. Ma alla fine, il meglio della pellicola sta nei dialoghi; il fraseggio caratteristico di Sorkin — succinto, tenace, spiritoso — sta lì a dimostrarlo. Steve Jobs è stato così il sigillo ideale a un’edizione eccezionale della manifestazione.

Steve Jobs è una coproduzione delle compagnie nordamericane Universal Pictures, Legendary Pictures, Scott Rudin Productions, The Mark Gordon Company e Management 360, insieme alle britanniche Decibel Films e Cloud Eight Films. Universal lancerà la pellicola nel Regno Unito il 13 novembre.

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(Tradotto dall'inglese)

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