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TORINO 2015

La felicità è un sistema complesso: il ritorno di Gianni Zanasi

di 

- Il regista ritrova Mastandrea, Battiston e Celio nel suo nuovo film presentato al 33° Torino Film Festival, sette anni dopo l’apprezzato Non pensarci

La felicità è un sistema complesso: il ritorno di Gianni Zanasi
Valerio Mastandrea e Hadas Yaron in una scena di La felicità è un sistema complesso

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Gianni Zanasi torna a raccontare di imprese, famiglie, eredi incapaci e posti di lavoro a rischio. La felicità è un sistema complesso [+leggi anche:
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, il nuovo film del regista modenese presentato al 33° Torino Film Festival, lo fa però da un’altra prospettiva. Stavolta, Valerio Mastandrea osserva queste realtà dall’esterno. Il suo personaggio, Enrico Giusti, collabora con un grosso studio legale, il suo lavoro consiste nell’avvicinare dirigenti incompetenti e convincerli a lasciare le loro aziende prima che le mandino in rovina. Il più delle volte si tratta di eredi. Alberto Nardini, il personaggio del primogenito che affossa l’impresa di famiglia interpretato da Battiston in Non pensarci, potrebbe essere suo “cliente”. Qui invece Giuseppe Battiston è lo stralunato figlio del capo di Enrico (Teco Celio): un altro erede a confronto con un genitore ingombrante.

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Enrico è molto abile, lavora di persuasione, per portare a casa il risultato è disposto a tutto: se il dirigente che deve far fuori è un incallito festaiolo, è capace di stare lì a ballare con lui tutta la notte. Alla fine, questi “figli di papà” non vedono l’ora di firmare le carte e rifarsi una vita dall’altra parte del mondo. Tutto cambia, però, quando un’auto finisce in acqua e una donna si presenta nell’appartamento di Enrico. In un incidente, perde la vita un’importante coppia di imprenditori, lasciando orfani Filippo e Camilla, 18 e 13 anni (gli esordienti Filippo De Carli e Camilla Martini). A Enrico viene affidato questo caso delicato: deve impedire che due adolescenti diventino dirigenti di un grande gruppo industriale. Nel frattempo, Achrinoam (la pluripremiata attrice israeliana Hadas Yaron), fidanzata abbandonata di suo fratello Nicola, non ha altro posto dove andare se non a casa di Enrico. Quella strana donna che dorme per terra nel suo salotto, lo porterà a fare i conti con se stesso, lui 40enne irrisolto che fa la guerra alla new economy per non affrontare i problemi suoi. I due adolescenti, intanto, determinati a non fare quello che “i nostri genitori non avrebbero fatto”, non intendono cedere l’azienda e tagliare posti di lavoro. Enrico, per la prima volta, passerà dall’altra parte.

“Ho approfondito temi cui tengo sin dal mio primo film: la necessità del cambiamento, ma anche la sua ambiguità, perché non dipende solo da noi”, ha spiegato il regista a Torino. Rispetto a quelli precedenti, l’ultimo lavoro di Zanasi ha una trama più articolata e una ricerca estetica maggiore; invariata rimane l’ironia, l’immediatezza e la verità di personaggi e dialoghi. L’utilizzo della musica può risultare a volte invadente (non va a rinforzare, ma si prende spazi tutti suoi, creando talvolta un effetto videoclip che spezza la narrazione), ma è volutamente veicolo di emozioni. “Lavoro di pancia”, spiega il regista, “credo nell’eccesso, non nella sottrazione”. Si capisce, nella sua diffusa anarchia, che questo è esattamente il film che voleva fare. Anche per questo, quello di Zanasi è un cinema che vale sempre la pena vedere.

La felicità è un sistema complesso è prodotto da Rita Rognoni per Pupkin Production e Beppe Caschetto per IBC Movie con Rai Cinema, con il contributo del Mibact e il sostegno di Trentino FC; BiM lo distribuirà nelle sale italiane a partire dal 26 novembre. Vendite estere: Rai Com.

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