In Concorso - Padre e figlio
- Un relazione avvolta nell'ambiguità e slegata dallo spazio e dal tempo. Il russo continua a sperimentare e a stupire
Specializzato in pellicole che lasciano il segno, il cineasta russo Alexander Sokurov ha colpito ancora una volta con Père et Fils, presentato oggi a Cannes. Il film ha sconcertato il pubblico e i fan del regista si sono lanciati nelle interpretazioni più bizzarre.
Infarcita di sogni e di simboli, la storia, che si sviluppa in un luogo indefinito e fuori dal tempo, esplora lo stretto legame fra un padre ed un figlio che vivono nello stesso appartamento. Secondo Sokurov, "A contare sono le relazioni tra i due personaggi: i legami di sangue durano in eterno, sono così delicati che possono avere delle conseguenze irreversibili".
Al cineasta russo, che rivendica di essere un autore di "opere pure", la stampa internazionale ha chiesto delle spiegazioni sull'ambiguità della relazione tra il padre e il figlio nel film, quasi incestuosa in un'atmosfera che ricorda il cinema di Fassbinder. Una ipotesi smentita subito dal regista che ha chiesto agli spettatori di "fare attenzione a non proiettare i loro complessi sul film che non mostra niente altro che una relazione tenera e calorosa che trae spunto dalla letteratura europea e russa del XIX secolo".
In concorso a Cannes per la quarta volta dopo Madre e figlio (1997), Moloch (premio alla migliore sceneggiatura 1999) e Il Toro (2001), Alexander Sokurov per Padre e figlio ha potuto contare su una grande coproduzione europea, tra Germania (Zéro Films), Francia (Lumen Films), Russia (Nikola Film), Olanda (Isabella Film) e Italia (Mikado).
(Tradotto dal francese)
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