Esa sensación: smarrimento e umorismo
- Juan Cavestany, Julián Génisson e Pablo Hernando uniscono i loro inclassificabili sguardi in questo film strano e divertente che incrocia in modo molto libero tre storie surreali
Juan Cavestany, che ha cominciato la sua carriera dirigendo con Enrique López-Lavigne Borjamari y Pocholo, si è andato allontanando dalle convenzioni con una filmografia difficile da etichettare, come dimostrano, Dispongo de barcos [+leggi anche:
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scheda film], Gente de mala calidad [+leggi anche:
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scheda film] e Gente en sitios [+leggi anche:
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scheda film], o l’arte di girare un film indipendente e poco costoso con una videocamera domestica, ma con il meglio del cinema spagnolo: Maribel Verdú, Eduard Fernández e Alberto San Juan sono solo tre dei tanti attori famosi che si sono affidati a lui per ritrarre la confusione, l’assurdità e il disorientamento dei nostri tempi.
Con lo stesso spirito kamikaze, la libertà come stendardo e la voglia di trasmettere storie tanto personali quanto fuori dal comune, Cavestany ha orchestrato l’estate scorsa Esa sensación [+leggi anche:
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intervista: Juan Cavestany
scheda film] (leggi la news). A co-dirigerlo ha chiamato Julián Génisson (attore, sceneggiatore, membro del gruppo Canódromo Abandonado) e Pablo Hernando (che ha presentato all’ultimo festival di Siviglia il suo insolito thriller Berserker [+leggi anche:
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intervista: Pablo Hernando
scheda film]); ognuno era libero di filmare quello che voleva, con un’unica premessa: provocare sensazioni nuove, variegate e allo stesso tempo complementari.
Il risultato sbarca ora a Rotterdam a inaugurare una stagione ricca di appuntamenti festivalieri, deciso a mantenere la promessa con le sue trame alternate. In quella diretta da Cavestany, uno strano virus contagia i suoi personaggi che, improvvisamente, dicono cose incongrue, fuori luogo e inaspettate: l’assurdo lascia gradualmente il passo alla confusione. Pablo Hernando ci ricorda la mancanza – o la scarsezza – di senso nel desiderio attraverso una donna che si innamora perdutamente di un parchimetro: lo bacia, lo accarezza e strofina il suo corpo contro la sua struttura metallica; ma data l’impossibilità di questa passione – e la necessità di cambiare amante a dimostrarci quanto siamo volubili – la donna si invaghirà di altri elementi urbani, come una rotonda o un ponte. Génisson invece scruta gli insondabili percorsi della fede quando un giovane scopre che suo padre gli dice bugie, comincia a seguirlo e finisce per vederlo dentro una chiesa: quando gli parlerà, il dubbio si impossesserà di lui in modo fino ad allora impensabile.
I rapporti sociali, affettivi e spirituali formano, quindi, il trittico alla base di Esa sensación, un film con tre discorsi inizialmente scollegati ma che arrivano a unificarsi grazie a quello spirito iconoclasta e audace che distillano le sue immagini, alcune più nervose, altre più contemplative, ma tutte intrecciate da un tema che oscilla tra filosofia, bizzarria e stupore. Il film finisce per infondere nello spettatore un mix delirante di gioia, sorpresa e riflessione, un ibrido di emozioni che sicuramente un solo regista non sarebbe stato in grado di raggiungere. Questi tre cineasti ci riescono, invece, intrecciando i loro universi unici, ribelli e sfrenati, sempre in cerca di nuovi modi per fare quella cosa tanto complicata che siamo soliti denominare un film.
(Tradotto dallo spagnolo)