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CANNES 2003 Bilanci

Trionfa l'altra America

di 

- Vince la produzione indipendente Made in Usa. Grande sconfitta della manifestazione è l’Europa. Ma il futuro del nostro cinema non è grigio: attenzione alle nuove promesse

Nemmeno uno dei sette premi principali della competizione ufficiale (TUTTI I PREMI): questo il bilancio del cinema europeo alla 56 edizione del festival di Cannes. Attaccato violentemente da chi l’accusava di premiare pellicole e produzioni europee, il Festival ha preso in contropiede i suoi detrattori. Consegnando la Palma d’Oro e il premio per la migliore regia allo statunitense Gus Van Sant per Elephant, la giuria presieduta da Patrice Chéreau ha fatto salire sul podio un regista scomodo che mantiene una certa indipendenza dall’industria hollywoodiana e che nel suo film ci ritrae la giovantù bruciata americana.

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La stampa ha rispettato le scelte della giuria, trovando la lista dei vincitori il migliore risultato possibile rispetto alla media dei film in concorso. A fare le spese di questo Palmarès molto ristretto (6 premi per 3 film) è stato Dogville di Lars von Trier. Uno zero assoluto scandaloso per alcuni, ma giustificato, secondo altri, dai numerosi allori vinti in passato dal regista e da Nicole Kidman.

Altra grande perdente del festival è la Francia che si era presentata con 5 film in concorso. E, se è naturale che in quanto rapppresentante del paese che ospita la manifestazione, Chéreau abbia evitato favoritismi nei confronti dei connazionali, questo "senso dell’ospitalità" doveva proprio essere esteso su scala europea? Nonostante la batosta, l’avvenire del cinema europeo non è così grigio: le sezioni parallele del festival hanno richiamato l’attenzione su numerosi registi, da Marco Tullio Giordana al danese Christoffer Boe, dalla francese Julie Bertuccelli al norvegese Bent Hamer, all’inglese Roger Mitchell e allo spagnolo Jaime Rosales.

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(Tradotto dal francese)

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