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INDUSTRIA Francia

La filiera del cinema indipendente francese fa salire la pressione

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- Seguite dalle sale d’essai, le organizzazioni della filiera indipendente hanno abbandonato clamorosamente le trattative sull’esercizio dei film

La filiera del cinema indipendente francese fa salire la pressione

Si è inasprito il confronto nell’industria cinematografica francese dopo il ritiro all’ultimo momento delle misure di regolamentazione dell’esercizio dei film nelle sale che dovevano essere presentate dal governo nell’ambito del progetto di legge "Libertà di creazione" (leggi la news). Seguita dall'AFCAE (Associazione Francese dei Cinema d’Essai), la filiera indipendente unita (BLOC, ARP, UPF) ha abbandonato la riunione organizzata lunedì dal CNC su questo tema. Constatando in un comunicato che "l'assenza di regolamentazione favorisce oggi gli attori in posizione dominante, a scapito della diversità", i produttori e distributori indipendenti sottolineano che "non si tratta di guerre partigiane, ma di porre fine a una situazione che si deteriora di anno in anno, facendo in modo che vengano presi impegni veri dai diversi attori del mercato. Degli impegni negoziati collettivamente, controllati e sanzionati, se non sono rispettati". Cineuropa ha chiesto a due professionisti di fare luce su un dibattito piuttosto tecnico dalle conseguenze però molto concrete sulla vita dei film.

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Per Jean Labadie (distributore via Le Pacte, che lancia oggi Médecin de campagne [+leggi anche:
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di Thomas Lilti), "i nostri interessi e quelli dei cineasti non sono automaticamente gli stessi dei circuiti di sale, che sono la lobby più potente del cinema. Ma hanno i più diretti commercianti del cinema il diritto di dettare le leggi della Repubblica? Non ne sono sicuro… La Francia è un esempio incredibile di difesa di un’idea della cultura e il mondo intero ci invidia la diversità di ciò che presentiamo nelle sale. Quando una ministra della Cultura di sinistra scarta quello che era stato negoziato e alla fine sceglie di lasciar decidere agli esercenti, ci si pone qualche domanda. Perché non bisogna dimenticare che non sono gli esercenti a scoprire i film. Ma è una questione ampia e non bisogna generalizzare come fanno certi media. Perché, quando si parla di esercizio dei film in sala, bisogna anche sapere se sono usciti nel momento giusto, come sono lanciati e chi sono i loro distributori".

Secondo Florence Gastaud (delegata generale dell'ARP - Società Civile degli Autori-Registi-Produttori), "le proposte di regolamentazione, le avevamo elaborate tutte. Quello che è stato tolto dal progetto è la possibilità di far ricorso alla legge in caso di fallimento della concertazione professionale. Ma non tutto di questa legge è stato soppresso, semplicemente ciò che il CNC aveva provato ad aggiungere prima dell’ultima tappa dell’iter parlamentare. E’ una tappa mancata e c’è stato nervosismo soprattutto perché la ministra non ci garantisce la sua volontà, ma ciò non vuol dire che non ce la si faccia. La cosa positiva è che si è costituito un vero movimento per il cinema indipendente perché le sale d’essai si sono unite a noi mentre di solito sono più solidali con l’esercizio nel suo insieme".

"Il CNC non ha assolutamente rinunciato alla sua volontà di regolamentare l’esercizio delle opere attraverso gli obblighi di programmazione che sono in fase di negoziazione, ma vorrebbe lavorare sull’idea degli obblighi di distribuzione ed è su questo punto che entra in conflitto con la Federazione Nazionale dei Distributori che include i grossi distributori (ndr Gaumont, Pathé, UGC, MK2, StudioCanal, SND, ecc.) e non con quelli di DIRE (Distributori Indipendenti Riuniti Europei) e del SDI (Sindacato dei Distributori Indipendenti). Si dice spesso che escono troppi film, ma matematicamente ci sono abbastanza schermi per tutti. In compenso, c’è un problema di concentrazione di distribuzione ed esercizio. L’idea sarebbe di meglio ripartire le copie per zona. Da anni, i circuiti hanno imposto un ritmo ai distributori: lanci massicci di 15 giorni, poi i film lasciano il cartellone. Ciò ha portato a un’esplosione di copie e a un’inflazione dei costi di distribuzione che fanno male alle sale e ai film perché non si lavora più in profondità. L'idea è di cercare di ristabilire un equilibrio migliore attraverso degli obblighi, in particolare avendo maggior chiarezza sui piani di uscita a monte per permettere una migliore ripartizione delle sale e un lavoro più approfondito".

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(Tradotto dal francese)

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