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VENEZIA 2016 Settimana Internazionale della Critica

Le Ultime Cose: il riscatto degli ultimi

di 

- Le vite di tre persone sono le pennallate iniziali del grande ritratto che Irene Dionisio fa di un paese che annaspa in una crisi economica e morale

Le Ultime Cose: il riscatto degli ultimi

Dopo un approfondito studio in un Banco dei Pegni della sua città natale, Torino, la regista italiana Irene Dionisio si è resa conto che per ragioni di privacy e di sicurezza, non avrebbe mai potuto girarvi un documentario – il suo mezzo preferito, usato anche in La fabbrica è piena per raccontare la storia dei personaggi beckettiani che abitano lo stabilimento Fiat Grandi Motori, prossimo alla demolizione. Pertanto, ha selezionato tre storie nelle quali si è imbattuta durante la sua ricerca e, da li, ha iniziato a sviluppare la sceneggiatura di Le ultime cose [+leggi anche:
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, una co-produzione Italia/Svizzera/Francia. Il film rappresenta l’unica opera italiana selezionata per la Settimana Internazionale della Critica, alla 72ma Mostra di Venezia.

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Un Banco dei Pegni di Torino è la location centrale delle tristi vite di tre individui problematici, che finiscono coinvolti in una trama più ampia di storie. Stefano (Fabrizio Falco) è il nuovo apprendista al banco, sotto la guida dello scaltro direttore (Roberto De Francesco). Questi sottostima gli oggetti dei clienti e segna le loro ricevute, in modo che gli strozzini, fuori dal negozio, sappiano su chi puntare per i loro raggiri, in cambio di un reciproco profitto. In uno dei suoi primi giorni di lavoro, Stefano incontra Sandra (Christina Rosamilia), una transessuale che cerca di scappare dal proprio passato. Non avendo alcun supporto, né economico né morale, da parte di sua madre, decide di impegnare la sua pelliccia. Dopo aver controllato la carta d’identità, che riporta ancora i suoi dati maschili, l’imperturbabile direttore conclude che il documento è falso e le rifiuta il prestito. Fuori dal negozio, un esercito di traffichini allestisce il proprio spettacolo e, con argomentazioni ingannevoli, cerca di convincere gli indigenti a vendere lì le loro “ultime cose”. Uno di questi squali acconsente a prestare una somma di denaro a Michele, un onesto portinaio che cerca di far tornare i conti. In cambio, Michele dovrà individuare i clienti che escono dal banco con le ricevute segnate e portarseli in un bar vicino, dove avrà inizio il raggiro.

Le ultime cose è un film sulla crisi economica e morale: i debiti personali degli individui diventano questioni esistenziali, valide per tutta la società. La vergogna è un aspetto centrale del film: le persone che impegnano i loro averi, si sentono in colpa per essere nella posizione di dover chiedere denaro, e il riscatto morale può venire solo dall’estinzione del debito. L’attenzione di Dionisio verso le difficoltà dei membri più poveri della società e il suo interesse per la resa realistica della forma documentario, sono confermati dalla copia di Le Spigolatrici di Jean-François Millet appesa al muro del negozio. Il personaggio interpretato da Falco è probabilmente quello più complesso: vive la penosa condizione di chi è combattuto tra le richieste del capo e i rimorsi della coscienza. La sua sfida quotidiana consiste nel restare in equilibrio sul filo sottile che separa ciò che è moralmente accettabile da ciò che non lo è. Il Banco dei Pegni è il quarto personaggio, un personaggio che ingoia le vite delle persone che incontra con la stessa possessiva voracità con cui accoglie e custodisce gli oggetti di valore.

La fotografia nel film di Dionisio è stata curata da Caroline Champetier, già collaboratrice di Jacques Doillon, Jacques Rivette e Jean-Luc Godard, e che ha recentemente vinto un César per Des hommes et des dieux [+leggi anche:
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intervista: Xavier Beauvois
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di Xavier Beauvois. Il film è stato prodotto da Tempesta in co-produzione con Amka Films Productions, Ad Vitam e Rai Cinema. Le vendite internazionali sono gestite dalla parigina Alma Cinéma.

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(Tradotto dall'inglese)

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