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IDFA 2016

The Girl Down Loch Änzi, un discreto ed elegante sogno ad occhi aperti

di 

- Il secondo lungometraggio della regista e scrittrice svizzera Alice Schmid fa il suo debutto all’International Documentary Film Festival Amsterdam

The Girl Down Loch Änzi, un discreto ed elegante sogno ad occhi aperti

Alice Schmid riesce ancora una volta a stupirci grazie alla sua capacità di dipingere, in modo poetico ed allo stesso tempo spensierato, l’infanzia. Il suo ultimo lungometraggio The Girl Down Loch Änzi [+leggi anche:
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, presentato in prima mondiale all’IDFA (Competizione First Appearance) dove è stato anche nominato per l’IDFA Award for Best Female-Directed Documentary, ha ereditato della stessa precisione ed empatia che da Say No (diventato un classico fra i film che trattano di infanzia abusata) accompagna quasi tutte le sue produzioni.

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Così come il suo predecessore Die Kinder von Napf, l’ultimo lungometraggio di Alice Schmid ci trasporta nel cuore della Svizzera, lì dove le montagne racchiudono miti e leggende ancora vive nel cuore dei suoi abitanti. A capitanare il sensibile ed a tratti comico The Girl Down Loch Änzi Laura, dodicenne figlia di agricoltori che vive in un’immensa fattoria attorniata da una natura mozzafiato allo stesso tempo maestosa e misteriosa. Laura, complessata dal suo peso ma non per questo incapace di affermare la sua scoppiettante personalità, si ritrova a passare l’estate da sola (nessun altro bambino sembra essere rimasto nei paraggi) inventandosi giochi improbabili, partecipando alle attività della fattoria (sottile, quasi comica nella sua crudeltà, la disinvoltura con la quale assiste alla scuoiatura di un coniglio che diventerà un morbido cuscinetto) e soprattutto accumulando il coraggio necessario per scendere giù fino al lago Änzi dove, la leggenda dice, è rinchiusa una giovinetta che ha osato sfidare l’autorità paterna. Ad accompagnarla in quest’avventura, ritrascritta meticolosamente nel suo diario virtuale (custodito nel suo quasi anacronistico Mac, al quale confida il proprio disagio), un ragazzino arrivato dalla città per passare qualche giorno alla fattoria. Il suo improbabile compagno d’avventure avrà davvero il coraggio di spingersi fino al lago Änzi? La loro amicizia sarà abbastanza forte per permettergli di sormontare insieme le loro paure?

The Girl Down Loch Änzi è un documentario tanto poetico ed affascinante da trasformarsi quasi in film di finzione, in leggenda nella leggenda. La magia dell’ultimo film di Alice Schmid sta proprio nel fatto che ci permette di liberarci dalle scomode etichette (documentario/finzione) per godere semplicemente di una storia, umana e toccante. Con quella sensibilità che caratterizza tutti i suoi film, Alice Schmid si concentra sui dettagli apparentemente insignificanti che costituiscono il quotidiano di Laura: lo sguardo implorante del suo poney, il rituale d’accoppiamento dei tacchini o ancora il fango che ricopre i suoi stivali di gomma, rendendoli grandiosi, vocabolario indispensabile di una vita ricca nella sua semplicità. Come dei tableaux vivants questi istanti rubati si mischiano allo sguardo curioso della cinepresa per regalarci un ritratto sublime e crudele di una ragazzina forte malgrado il peso della vita che si risente sul suo corpo. Le maestose montagne che attorniano Laura sembrano trasformarsi in paesaggi di carne che sposa alla perfezione le curve del suo corpo, come a dargli il coraggio necessario per spiccare il volo verso l’età adulta. “Vai bene così come sei. Il mondo è anche tuo” gli sussurra alla fine del film la misteriosa prigioniera del lago Änzi, una formula magica che sembra racchiude in sé l’essenza stessa del film, delicato e pieno di humour. 

The Girl Down Loch Änzi è prodotto dalla zurighese Ciné A.S. GMBH e dalla Schweizer Radio und Fernsehen

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