La natura delle cose: l’amore, il dolore e il bisogno di libertà
- La regista Laura Viezzoli racconta il suo incontro con Angelo Santagostino, costretto all’immobilità più completa, che riesce a comunicare solo attraverso l'ausilio di un puntatore oculare e di un pc

Costretto all’immobilità più completa, nel letto di casa, Angelo Santagostino riesce a comunicare solo attraverso l'ausilio di un puntatore oculare e di un pc. Dopo che gli è stata diagnosticata nel 2008, a sessantacinque anni, la Sla, l’uomo è stato obbligato fin da subito a fare i conti con la sua vita “bidimensionale”. L’incontro, e i dieci mesi di frequentazione, tra lui e la regista Laura Viezzoli, i racconti, gli spunti, le riflessioni e i quesiti che da esso scaturiscono danno origine al film La natura delle cose [+leggi anche:
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scheda film], presentato in anteprima al Festival del Film di Locarno. Il film ha successivamente preso parte ad altre manifestazioni in Italia e all’estero, dove ha vinto premi importanti, ultimo il Premio Corso Salani al Trieste Film Festival, ed ora è andato ad arricchire la competizione principale dell’Alessandria Film Festival, alla sua prima edizione.
Fin dalle prime immagini lo spettatore si cala nella quotidianità di Angelo, ex sacerdote che ha abbandonato la tonaca per amore di Marinella, morta poi a causa del cancro al seno. Il suo corpo è un pendolo, tiene e conta il tempo durante la lentezza delle operazioni a cui è sottoposto, ventiquattro ore di assistenza continua e una tabella prestabilita e supervisionata da tre infermieri. La regista decide di filmare l’uomo e la sua impotenza con distanza e rispetto, riprendendo dall’entrata della stanza Angelo mentre viene pulito, sistemato o messo a letto. Un racconto intimo e personale di un uomo prossimo alla morte, che non entra in maniera invadente nelle sue sofferenze, evitando una facile retorica e rifiutando un discorso affrontato spesso in maniera approssimativa e superficiale come quello sull’eutanasia e le sue problematiche etico-politiche.
È Angelo a guidare la narrazione, a raccontare (attraverso la voice-over di Roberto Citran) la malattia, e la sua esistenza, in maniera densa e profonda, attraverso le lettere che scrive a Laura, con i propri occhi, l’unica parte che risponde ancora agli impulsi del cervello. Occhi dove spesso scorrono calde e inesorabili lacrime di commozione, particelle di emozioni liquide esenti dalla malattia del moto-neurone, che non riesce a nascondere o asciugare.
Molteplici i temi trattati, l’amore, il dolore e il bisogno di libertà, in un flusso di coscienza continuo, mentre scorrono immagini dell’archivio privato di Santagostino e di repertorio che ritraggono imprese aeronautiche e astronauti, lo sbarco sulla Luna e lo spazio profondo. Anche lui come un astronauta esplora l’infinito, addentrandosi nell’ignoto, nei limiti del vivibile e dell’invivibile, con brillantezza e lucidità, tra il gioire per piccole e semplici cose, come l’alba e il sole che esplode rosso nel cielo la mattina, e la frustrazione e la voglia di lasciarsi andare, “perché l’uomo saggio vive finché può e non finché deve”.
La natura delle cose è prodotto da Ladoc, e Wide House ne detiene i diritti internazionali.
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