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VISIONS DU RÉEL 2017

Retour au palais, il cinema trasforma la memoria in sublime onirismo

di 

- La regista svizzera Yamina Zoutat ritorna a Visions du Réel con un viaggio brutale, esteticamente grandioso tra le mura del Palazzo di Giustizia di Parigi

Retour au palais, il cinema trasforma la memoria in sublime onirismo

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, il primo lungometraggio della regista svizzera, francese di adozione, Yamina Zoutat viene premiato a Visions du Réel con il prestigioso Sesterzio d’Argento per il miglior film svizzero (tutte le categorie). Con il suo ultimo documentario, dopo il successo del suo mediometraggio Les Lessiveuses, Zoutat ci conduce per mano tra le mura imponenti di una delle più importanti e antiche istituzioni francesi: il Palazzo di Giustizia di Parigi, luogo austero e misterioso che si trasforma, attraverso il suo sguardo in palcoscenico della vita.

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Avendo lavorato molti anni come cronista giudiziario, Yamina Zoutat conosce molto bene il Palazzo di Giustizia di Parigi: le sue regole, i suoi cerimoniali, i suoi misteri e si muove tra le immense sale e i minuscoli corridoi con destrezza, come un felino a caccia della sua preda. Yamina Zoutat filma la memoria di un passato che gli appartiene, cercando di catturare attraverso la cinepresa una quotidianità che l’ha nutrita per lunghi anni. Con Retour au palais l’ex giornalista di TF1 si impossessa del Palazzo di Giustizia facendolo suo, ne ritrascrive soggettivamente la storia che da personale (i ricordi, le sensazioni vissute in quanto cronista giudiziario) diventa collettiva (le innumerevoli storie, spesso tragiche, violente e crudeli raccontate dagli accusati).

Impaziente di catturare l’essenza di un luogo emblematico che nel 2017 rinascerà alla periferia della città, iper moderno e rassicurante nella sua funzionale asetticità Yamina Zoutat chiacchiera e duetta con i fantasmi che abitano l’immenso edificio parigino e che si materializzano sui visi delle statue, attarverso i gesti e i rituali dei suoi innumerevoli “inquilini” o ancora nell’angoscia degli accusati che aspettano il verdetto. La realtà si trasforma attraverso lo sguardo della regista in sublime finzione. La magia del reale, esaltato, soggettivizzato e ripulito della patina innaturale che lo ricopre si trasforma grazie a Retour au palais in poesia. Yamina Zoutat ci mostra, attraverso il mezzo filmico, lo straordinario nell’ordinario, il sublime nella tragedia, la spettacolarizzazione nella ritualizzazione. Attraverso il suo ultimo film l’ex giornalista permette all’effimero della sua memoria di diventare materia concreta e permanente.

Il Palazzo di Giustizia si trasforma in un immenso teatro della vita, un palcoscenico dove l’esistenza umana, costituita da una moltitudine di gesti quotidiani, è coreografata (le guardie che marciano, i giurati che seguono scrupolosamente le direttive: cosa fare, come muoversi o ancora i centralinisti che rispondono compulsivamente al telefono) e trasformata in sinfonia (le grida lontane degli accusati, il rumore secco e regolare dei carrelli che trasportano la corrispondenza, o ancora il ticchettio della pendola), come a volerci ricordare che in fondo la realtà non è che spettacolo, sogno e rituale. Il palazzo di Giustizia diventa allora personaggio tra i personaggi, ricettacolo di tragedie umane ma anche simbolo di una giustizia che si vorrebbe universale. Un’entità tra i mostruoso e il divino quindi, simbolo di una società in costante mutazione. Un film potente da vivere con tutti i sensi.

Retour au palais è prodotto da Elefant Films (Svizzera) e Les Films d’Ici (Francia), con RTS - Radio Télévision Suisse. I diritti internazionali appartengono a Elefant Films.

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