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CANNES 2017 Semaine de la Critique

Makala: il percorso di un uomo integro

di 

- CANNES 2017: Emmanuel Gras firma un documentario avvincente, sulle tracce di un eroico venditore congolese di carbone di legna

Makala: il percorso di un uomo integro

Al levare del giorno, un uomo cammina, esce dal suo villaggio, con un bidone d’acqua in mano e due asce sottobraccio, percorre solitario i pendii inariditi della savana prima di raggiugere un enorme albero nodoso, che abbatte con uno sforzo titanico. Dopo una preghiera (“dammi la forza per lavorare, proteggi la mia famiglia, possa la tua luce rischiarare la mia voce”), eccolo di ritorno da sua moglie, che si occupa dei loro due figli piccoli e che nei giorni seguenti lo aiuta a tagliare, trasportare e impilare la legna su un grande cumulo di terra, che servirà da forno naturale per fabbricare il carbone di legna. E proprio questo tipo di carbone, che in swahili viene chiamato Makala [+leggi anche:
trailer
intervista: Emmanuel Gras
scheda film
]
, è il cuore pulsante dell’omonimo documentario, minimalista e potente, realizzato dal francese Emmanuel Gras e presentato in concorso alla Semaine de la Critique del 70° Festival di Cannes.

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Siamo in Congo, nella regione del Katanga. Dappertutto, la terra è piena di stoppie fumanti e la natura impoverita permette ormai di cacciare solo ratti e uccelli. Kabwita ha 28 anni, sogna di costruire una casa per sé, ne ha già disegnato la pianta e immagina cosa ci farà crescere attorno. Ma ha bisogno di 15 lamiere per erigere un tetto a prova di vendita, e dei soldi per comprarle. L’unico modo per riuscirci è vendere il suo carbone di legna nella città di Kolwezi, a 50 chilometri da lì. Caricando sei enormi sacchi sul suo unico bene, la sua bicicletta, eccolo partire sulla pista per un’odissea a rallentatore, mentre spinge a mano la sua bici sulla strada. Una peripezia al limite del tracollo fisico, accompagnata da un’empatia massimale e un’eccezionale arte dell’inquadratura dimostrata dal regista, che muove la cinepresa in prima persona. Sono delle semplici salite, dei passi, due notti di bivacco e qualche sgradevole tribolazione all’apparire del mondo civilizzato, che Emmanuel Gras filma, giocando sulla dilatazione temporale, un po’ come in Gerry di Gus Van Sant, e sulla variazione degli angoli di ripresa, fino a rendere la sovraccarica bicicletta un vero e proprio personaggio. Un viaggio accompagnato dal violoncello di Gaspar Claus e, al tempo stesso, un percorso che punta dritto all’essenza di un uomo coraggioso, che si batte ad ogni passo contro un destino esasperante. Perché presto la città fa capolino, con il suo tumulto così distante dai grandi spazi silenziosi dai quali egli proviene. Riuscirà Kabwita a vendere il suo carbone? 

Scoperto con Bovines (candidato al César 2013 per il Miglior documentario), Emmanuel Gras conferma il suo notevole e molto personale talento di documentarista, cercando soprattutto di far emergere l’espressività a partire dalla realtà, per arrivare all’essenza di ciò che filma. Una scommessa riuscita quella di Makala (in particolare con una scena finale affascinante), che è anche un magnifico omaggio alla bellezza semplice dell’umano, al suo coraggio di fronte alle avversità e alla sua fede in un giorno migliore, una speranza vitale che sfiora senza sosta il nulla e la disperazione.

Prodotto da Bathysphère, Makala sarà distribuito in Francia da Les Films du Losange, che ne gestisce anche la vendita internazionale.

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(Tradotto dal francese)

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