email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

CANNES 2017 Fuori concorso / Francia

Recensione: D’après une histoire vraie

di 

- CANNES 2017: Il maestro ci regala un thriller psicologico (troppo) solido su una donna fragile, adattato dal best-seller omonimo di Delphine de Vigan

Recensione: D’après une histoire vraie
Emmanuelle Seigner ed Eva Green in D’après une histoire vraie

La 69a edizione si era congedata con l’eccellente Elle [+leggi anche:
recensione
trailer
scheda film
]
di Paul Verhoeven. Per concludere la sua 70a edizione, il Festival di Cannes ha presentato, fuori concorso, un film la cui inquietante protagonista si fa chiamare L. Si tratta del nuovo film di Roman Polanski, D’après une histoire vraie [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
, tratto dal best-seller di Delphine de Vigan di cui ha conservato il titolo (e che è stato adattato con Olivier Assayas), con Emmanuelle Seigner ed Eva Green nei suoi ruoli principali, quello della scrittrice Delphine e della sua nuova "amica" Elle, ghostwriter delle star (che è anche il suo doppio, la sua vicina, la sua persecutrice...).

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)
madridfilmoffice_2024

Il film comincia con una sessione di autografi in cui il mix di realtà e finzione è subito chiaro tramite le reazioni delle lettrici emozionate, così come la dissociazione tra la figura della scrittrice e la donna. Questo gioco sottile (per le sue implicazioni letterarie e psicologiche) sul motivo dello sdoppiamento, già al centro del libro, proseguirà e si amplierà lungo tutto il film, con la comparsa del personaggio di L., che riesce sempre più a invadere e a manipolare Delphine, con il pretesto di incoraggiarla a produrre il "libro nascosto" che porta dentro di sé.

Ciò che colpisce quasi subito è che la giovane donna spudorata (senza limiti morali, che soddisfa i suoi appetititi e le sue dipendenze senza pensarci due volte) non si prende neanche la briga di interferire surrettiziamente: al contrario, usurpa apertamente l’identità di Delphine (si fa passare per lei non solo fisicamente, a una conferenza, ma anche penetrando il lato più personale e solitamente inviolabile delle sue comunicazioni elettroniche, che si mette a gestire all’insaputa di Delphine, firmando per conto suo), e anche la sua identità di scrittrice, poiché questo suo alter ego le soffierà pure la materia per il suo prossimo libro.

E’ sulla dimensione inverosimile dell’usurpazione (troppo estrema, troppo facile) che riposa il film, che gioca piacevolmente con la credulità del fragile personaggio incarnato da Seigner di fronte alla sfacciata astuzia di quello di Eva Green, che sembra cercare quasi di essere smascherata, tanto calca la mano: fomentata dalla sua impunità, divertita dalla sua viziosa audacia, arriva persino a minacciarla, con tono faceto - dopo che Delphine si è rotta la gamba cadendo dalle scale incidentalmente (o forse no) - di "romper(le) l’altro ginocchio". L’ironia della situazione è al suo apice quando Delphine comincia a prendere appunti su L. per il suo prossimo romanzo, convinta di essere lei a ingannare l’altra.

Così, se Polanski sceglie di non dare una risposta esplicita su ciò che accade a Delphine, lo indica giocando con l’enormità del rapporto tra le due donne e dell'assoluta cecità della scrittrice presa in ostaggio (un artificio che rendono bene le performance ben coordinate delle due attrici), moltiplicando, come fa L., gli indizi più appariscenti (fino alle scritte sulle t-shirt di Delphine), forse in eccesso, come se l’invisibile, in mancanza di sostanza, cedesse ai segni visibili, e il mistero alla dimostrazione cosciente, esatta ma senza sorprese, e soprattutto senza tutta la finezza e le suggestioni inquietanti di cui sappiamo capace il regista di L'inquilino del terzo piano e di Rosemary’s Baby.

Il grande cineasta polacco, autore negli ultimi anni di The Ghost Writer [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
, Carnage
 [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
e Venere in pelliccia [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Roman Polanski
scheda film
]
, non è nuovo nell’arte dell’adattamento letterario e nel confondere le piste tra invenzione e realtà, racconto e verità, e frequenta gli autori francesi contemporanei già da un po’, ma qui rimpiangiamo che abbia adattato così fedelmente il libro di Delphine de Vigan, senza aggiungervi niente di veramente nuovo.

Prodotto da WY Productions (Francia) e Monolith Films (Polonia), D'après une histoire vraie uscirà nelle sale francesi con Mars Films ed è venduto all'estero da Lionsgate.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dal francese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy