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VENEZIA 2017 Concorso

Human Flow: immagini di cui vergognarsi

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- VENEZIA 2017: L’artista Ai Weiwei è in concorso a Venezia con il suo documentario girato nel 2015 e 2016, che segue la crescente crisi dei rifugiati di tutto il mondo

Human Flow: immagini di cui vergognarsi

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, in concorso alla Mostra di Venezia, è un compendio e una continuazione del lavoro di Ai Weiwei focalizzato sulla situazione degli sfollati di tutto il mondo. L’immagine d’apertura di una barca stipata di persone alla deriva in mezzo al mare rimanda alla sua installazione Law of the Journey, creata per la Galleria Nazionale di Praga. L'artista viaggia fino a Lesbo, dove ha preso gli oltre 3.000 giubbotti salvagenti arancioni con cui ha tappezzato la Konzerthaus di Berlino all'inizio di quest'anno. Ci sono diverse scene in riva al mare, che richiamano l'immagine del bambino siriano di tre anni morto, Aylan Kurdi, che l'artista ha ricreato usando il proprio corpo su una spiaggia a Lesbo nel 2016.

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Ma il documentario è ancora più ambizioso. Ai Weiwei si avventura in oltre 20 paesi, viaggiando in tutto il mondo fino a luoghi lontani come Thailandia, Stati Uniti, Messico, Libano, Malesia e Kenya. Lui stesso appare nel documentario, ma non è tanto un personaggio quanto un motivo visivo che lega fra loro le immagini da tutto il pianeta. E' il filo che unisce il tutto, lo vediamo nei campi mentre taglia i capelli alle persone, conversa con gli occupanti e propone di scambiare passaporti e "case". Rimane una figura periferica in questo film, preferendo che siano le immagini a parlare. Al posto del narratore, inserisce citazioni di poeti e politici; quando invece le informazioni sono fattuali, le attribuisce alle corrette fonti giornalistiche facendo scorrere i dati in basso allo schermo.

Ma questo film non è un pezzo di giornalismo. Non c'è una storia da raccontare; Ai Weiwei sceglie piuttosto di inondare lo spettatore con un vasto numero di campi e di strade del mondo che ospitano rifugiati. Mentre viaggia da paese a paese, e da campo a campo, è l’ampiezza e la portata della crisi ad essere devastante. Ci mostra gli spostamenti causati dalla guerra, il cambio climatico, la politica e le carestie. Uno dei problemi che sottolinea è che, trascorrendo i rifugiati mediamente 26 anni lontani dalle loro case, i loro figli non vengono educati, spargendo i semi di ulteriori problemi e risentimenti futuri. Ci fa conoscere gli effetti psicologici a lungo termine, così come i bisogni fisici immediati dei rifugiati. Il montaggio di Niels Pagh Andersen è un favoloso esempio delle teorie della sovrapposizione di Sergei Eisenstein, con i tagli mirati a creare una risposta emotiva, più che a guidare una narrazione lineare. In tal modo, Ai Weiwei mostra col suo film un'umanità che sembra mancare attualmente nel mondo.

C'è anche una grande arte delle immagini girate da un certo numero di direttori della fotografia, tra cui lo stesso Weiwei, e il fedele collaboratore di Wong Kar-wai Christopher Doyle. Altre volte, la persona che tiene la videocamera potrebbe facilmente essere un rifugiato. Camere attaccate a droni sono utilizzate per volare sopra i campi, e queste immagini hanno l'effetto di mostrare l’estensione di questi, ma anche di far sembrare i loro abitanti come formiche; non sono più esseri umani. Ci sono immagini apocalittiche girate in Iraq davanti al fumo nero che si alza sullo sfondo che riportano alla mente Apocalisse nel deserto di Werner Herzog.

Human Flow è un film notevole, di ampio raggio, che riflette sulla natura dell’uomo in un mondo in grande movimento e cambiamento.

Lionsgate è l’agente di vendite di questo film coprodotto dalla struttura tedesca Human Flow, e dalle compagnie USA AC Films e Participant Media.

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(Tradotto dall'inglese)

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