VENEZIA 2017 Giornate degli Autori
M: un inno all’imperfezione
- VENEZIA 2017: L’attrice Sara Forestier presenta in concorso alle Giornate degli Autori il suo primo film da regista, racconto di un amore viscerale che supera gli ostacoli della comunicazione

Lei non parla, però scrive molto. Lui è un chiacchierone, ma non sa leggere. E’ da un paradosso della comunicazione, ovvero dalla sua apparente impossibilità, che prende le mosse M [+leggi anche:
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intervista: Sara Forestier
scheda film], il delicato e sorprendente esordio dietro la macchina da presa della trentenne Sara Forestier, attrice rivelazione di La schivata [+leggi anche:
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scheda film] di Abdellatif Kechiche che le valse il César 2005 della miglior promessa. Una promessa mantenuta sia con i suoi tanti ruoli successivi al cinema (torna a vincere, fra gli altri, il César della miglior attrice nel 2011 per Le Nom des gens [+leggi anche:
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scheda film]) sia con questo suo primo lungometraggio, selezionato in concorso alle Giornate degli Autori della 74. Mostra di Venezia, con cui la neo-regista dimostra di avere le idee chiare e una spiccata sensibilità.
Scritto, diretto e in parte anche montato da Forestier, M parte come un dramma della parola, si sviluppa come una storia d’amore con duplice handicap e si conclude come un liberatorio inno all’imperfezione. I protagonisti sono Lila e Mo (incarnati dalla regista stessa e dal musicista-umorista Redouanne Harjane, al suo primo ruolo da protagonista al cinema). Lila ha una balbuzie invalidante che la costringe al silenzio, Mo non ha mai imparato a leggere e scrivere. Si incontrano per caso alla fermata dell’autobus, si innamorano. Ma mentre il difetto di lei è dichiarato e palese, lui, il suo, lo terrà segreto fino alla fine. Non al pubblico però: lo spettatore sa fin dall’inizio del problema di Mo, del suo disagio quando si trova davanti un testo scritto, e vede il suo difetto trasformarsi in una forza per Lila. Mo infatti, per nasconderle il fatto che non sa leggere i messaggi che lei gli scrive, incoraggia la ragazza a posare la penna, a parlare, vincere la vergogna, in un certo senso la salva, non riuscendo però a salvare se stesso.
Con il contributo alla fotografia di Guillaume Schiffman (candidato premio Oscar per The Artist [+leggi anche:
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intervista: Michel Hazanavicius
scheda film]) e la partecipazione al cast di Jean-Pierre Léaud nei panni del padre bisbetico e un po’ folle di Lila, la regista si avvale di nomi importanti per costruire questo suo universo complesso, fatto di sottili dinamiche psicologiche, equilibri pronti a rompersi da un momento all’altro e profonde carenze d’affetto, mantenendo una semplicità di fondo e mettendo in primo piano gli sguardi, le carezze, le sensazioni. I due protagonisti sono l’uno l’opposto dell’altra, eppure credibilissimi insieme (e una menzione a parte va al lavoro di Forestier sulla balbuzie). Lui virile e impulsivo, lei fragile e gentile, sanno far scorrere sui loro volti tutta una gamma di emozioni – dalla tenerezza al desiderio, dall’insicurezza all’aggressività – e si vede che la regista ama i suoi personaggi profondamente, anche la piccola Soraya (sorellina ribelle e selvatica di Lila, incarnata dalla graziosissima Liv Andren), che per Mo si improvvisa insegnante di scrittura, sebbene un po’ pasticciona. Un esordio convincente, fresco e vivace.
M è una produzione Chi-Fou-Mi Productions; le vendite internazionali sono gestite da mk2 Films.
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