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KARLOVY VARY 2023 Concorso

Recensione: Il vento soffia dove vuole

di 

- Marco Righi discute di questioni teologiche nel suo secondo lungometraggio di finzione, ma raggiunge un livello troppo alto di sottigliezza

Recensione: Il vento soffia dove vuole
Jacopo Olmo Antinori in Il vento soffia dove vuole

Nella Sacra Bibbia ci sono due personaggi di nome Lazzaro. Uno, il più noto dei due, Lazzaro di Betania, fratello di Maria e Marta, fu resuscitato da Gesù Cristo quattro giorni dopo la sua morte. L'altro Lazzaro è un mendicante di uno dei racconti ammonitori del Vangelo di Luca che, dopo aver subito ingiustizie per mano dei ricchi durante la sua vita terrena, ottiene soddisfazione nel Regno dei Cieli, mentre i suoi aguzzini vengono mandati all'Inferno. A quest'ultimo individuo viene letto direttamente sullo schermo un passo della Bibbia che lo riguarda nel secondo lungometraggio di finzione di Marco RighiIl vento soffia dove vuole [+leggi anche:
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, in lizza per il Globo di Cristallo a Karlovy Vary.

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Il film di Righi ha quindi molto a che fare con la Bibbia, che cita spesso a partire dal titolo, e forse bisognerebbe iscriversi a qualche gruppo di studio religioso per cogliere tutti i riferimenti. Racconta la storia di Antimo (Jacopo Olmo Antinori, visto in Una questione privata [+leggi anche:
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), un giovane che accetta la sua routine quotidiana fatta di faccende domestiche, lavoro nella fattoria del padre, messa e confessione nella chiesa locale di un paesino dell'Appennino. Non c'è un'intesa più profonda di quella tra lui e la sorella minore Marta (Yile Lara Vianello, la bambina protagonista di Corpo Celeste [+leggi anche:
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di Alice Rohrwacher), né un affetto più profondo di quello tra lui e la fidanzata Miriam (Gaja Masciale). Un giorno incontra Lazzaro (Fiorenzo Mattu), un operaio analfabeta della fattoria vicina che ha trascorso tutta la vita nel dolore e nella povertà. L'incontro e l'amicizia tra i due riaccendono la scintilla per l’attività religiosa che Antimo svolgeva in precedenza, ma che è stato abbandonato da qualche parte lungo la strada. Tuttavia i suoi insegnamenti sono molto diversi da quelli che si possono trovare in una funzione o in una scuola domenicale. Antimo è un eretico o il secondo avvento del Salvatore in persona?

Righi sa come immaginare e realizzare scene semplici in modo efficace, come usare la fotografia naturale e analogica di David Becheri per creare l'atmosfera e come utilizzare la musica di Luca Giovanardi, che varia dal pianoforte delicato all'elettronica pulsante, con molti synth nel mezzo, per sottolineare l'emozione. Insieme a Roberto Rabitti, Righi tiene sotto controllo anche il montaggio, mantenendo un ritmo meditativo, che si adatta ai temi del film, mentre i membri del cast interpretano i loro personaggi in modo piacevolmente sommesso.

Tuttavia, esiste una cosa come l'eccesso di sottigliezza, e Il vento soffia dove vuole ne soffre chiaramente, finendo per essere così ambiguo da sembrare completamente etereo. Durante il percorso, otteniamo alcuni frammenti del background di Antimo (ha abbandonato il seminario, per ragioni non rivelate, ma è lecito supporre che la sua fede fosse più pura di quanto la Chiesa potesse tollerare), e approfondimenti sulle domande che lo tormentano (se sua madre sia in Paradiso, dal momento che ha nascosto la sua malattia, ha rifiutato le cure mediche e ha persino smesso di pregare prima della sua morte, il che fa pensare a una sorta di suicidio involontario), ma è comunque difficile trarre una conclusione concreta, o anche rispondere alla domanda su cosa sia il film. Certo, l'intera vicenda, dal ritmo lento, non è tanto incentrata su azioni specifiche, quanto sul personaggio e sulle questioni filosofiche con cui si confronta. Ma sembra comunque che le riflessioni teologiche del regista siano state convertite in un piccolo film d'essai.

Il vento soffia dove vuole è prodotto da Obiettivo Cinema. TVCO si occupa delle vendite internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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