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FILM Francia

Mon garçon: "Non spetta a lei fare le indagini"

di 

- Christian Carion firma un thriller noir molto aspro interpretato con uno straordinario esercizio di stile da Guillaume Canet

Mon garçon: "Non spetta a lei fare le indagini"
Guillaume Canet e Mélanie Laurent in Mon garçon

Un universo cupo, freddo e molto fisico. Con il suo nuovo lungometraggio, Mon garçon [+leggi anche:
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, distribuito oggi nei cinema francesi da Diaphana, Christian Carion si è immerso dentro un’opera di genere dall’atmosfera completamente diversa rispetto all’oscurità che contraddistingue la sua precedente filmografia (Una rondine fa primavera, Joyeux Noël – Una verità dimenticata dalla storia [+leggi anche:
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, L'Affaire Farewell [+leggi anche:
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).

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Basato sulla notizia della scomparsa di un bambino e sul suo impatto su un padre tormentato dalla colpa di aver abbandonato da anni la famiglia e di essere ritornato in un momento drammatico, la trama (una sceneggiatura scritta dal regista insieme a Laura Irmann) si sviluppa in due fasi (prima all’insegna del disagio psicologico, poi attraverso un’indagine intricata e violenta) e affida a Guillaume Canet un ruolo molto forte in cui si immedesima con così tanto talento che il regista ha deciso di fargli girare le riprese a scatola chiusa, senza rivelargli nulla riguardo il suo personaggio. Infatti, l’attore non sapeva assolutamente nulla dei dettagli della sceneggiatura (a differenza dei suoi colleghi) e ha scoperto tutti i pezzi del puzzle narrativo in tempo reale (il film è stato girato in sei giorni). Un esercizio di stile che inizia con una telefonata della ex moglie in preda al panico ("Non so se sei in Francia, Julien. Richiamami"), seguito dai piani di un uomo su un treno, poi da un’auto su una strada tortuosa un po’ snervante, in fondo a una valle, sul versante della montagna. Ecco lo sfondo.

Il giorno successivo, il 18 novembre 2016, la radio trasmetterà un’allerta AMBER riguardo Mathys, sette anni, scomparso in pigiama grigio e con il piumino durante una gita scolastica. Arrivato il giorno prima, Julien ha condiviso il dolore con la ex moglie Marie (Mélanie Laurent) ed è stato interrogato dalla polizia su questioni "intime, scomode" riguardo il divorzio, i rapporti con la ex moglie e il suo lavoro (dei cantieri in Nigeria, in Senegal, in Mauritania, in Messico, in Iran). Ma, sospettando del nuovo compagno della moglie (Olivier de Benoist) perde la testa e lo picchia violentemente. Di fronte alla sua immagine di padre disertore ("Non ci sei stato per anni", "Non sai niente della vita di Mathys", "Non abbiamo divorziato, tu sei scomparso"), Julien segue da solo una pista debole che ha scoperto esaminando i video fatti dalla videocamera di Marie. E come un indiano sul piede di guerra, non si farà scrupoli…

Giocando con abilità sul mistero che circonda il personaggio di Julien e sul ritmo creato dall’impellenza della situazione ("Tu sai cosa si dice quando un bambino è scomparso da due giorni: che è morto"), senza dimenticare i vantaggi dei paesaggi naturali del Vercors, delle intense inquadrature di Eric Dumont e della musica composta da Laurent Perez del Mar, Mon garçon progredisce a passo svelto e offre la sua dose di suspense favorita da una sceneggiatura a volte leggermente accomodante. Gli eccessi di violenza che ricordano Prisoners di Denis Villeneuve possono essere oggetto di discussione, ma sono parte integrante di quello in cui il film riesce meglio: un passaggio brutale attraverso profondità pericolose incarnate da oscure forze malvagie che sono solo lo specchio dell’inconscio del personaggio principale, un uomo che ridiventa padre solo alla scomparsa del figlio e che deve ritrovarlo a tutti i costi per potersi di nuovo guardare in faccia.

Prodotto da Nord-Ouest Films, Mon garçon è venduto in tutto il mondo da Wild Bunch.

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(Tradotto dal francese da Giulia Gugliotta)

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