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FILM Italia

La ragazza nella nebbia, un esordio thrilling per Donato Carrisi

di 

- Toni Servillo è un ispettore di polizia alle prese con la sparizione di una ragazza in una piccola comunità di montagna

La ragazza nella nebbia, un esordio thrilling per Donato Carrisi
Toni Servillo e Jean Reno in La ragazza nella nebbia

Dall’alto dei tre milioni di copie dei suoi romanzi venduti nel mondo, che lo hanno reso uno degli autori italiani di thriller più amati, Donato Carrisi esordisce alla regia con La ragazza nella nebbia [+leggi anche:
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, nelle sale da oggi con Medusa in 400 copie, dopo l’anteprima alla Festa di Roma. Carrisi ha liberamente tratto il film dal suo ultimo best seller omonimo, e l’incanto della regia cinematografica deve avergli preso un po’ la mano. La ragazza nella nebbia è un compendio di quasi tutto l’immaginario noir degli ultimi 20 anni, serie tv comprese, dai fratelli Coen al recentissimo Snowman [+leggi anche:
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di Tomas Alfredson dal romanzo di Jo Nesbø, altro maestro europeo del crime fiction. Nel film, prodotto da Colorado con il sostegno di IDM Film Fund & Commission e già venduto da Studiocanal in Spagna, Germania, Francia, ci sono tutti gli elementi della ricetta per un perfetto euro-thriller postmoderno: una piccola comunità chiusa tra le montagne (è girato in Alto Adige), una ragazzina scomparsa, estremismo religioso, insospettabili sospetti, poliziotti locali incapaci (con il colbacco alla Fargo), il detective dall’ego smisurato, l’avvocato senza scrupoli, la giornalista senz’anima, il ragazzino nerd con scarse propensione alla socializzazione. Dal punto di vista visivo, aggiungiamo un po’ di foto dallo smartphone e video dalle immagini sgranate, scenografie anni 80-90, fotografia nebbiosa con anamorfosi verticale, uno score che utilizza piano, violino e flauto.  

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Il film si apre con l’incontro tra lo psichiatra (Jean Reno) di un paesino di montagna, Avechot, e l’ispettore di polizia Vogel (Toni Servillo), famoso per le sue inchieste e l’amore per le apparizioni televisive. Parte il flashback: la giovane Anna Lou Kastner, figlia di genitori appartenenti ad una confraternita di fanatici religiosi, esce di casa due giorni prima di Natale e scompare nella nebbia, rapita presumibilmente da un maniaco assassino. Arriva Vogel per indagare e con esso le troupe televisive, compresa quella della giornalista sciacallo Stella Honer (Galatea Ranzi). Il primo ad essere sospettato è un ragazzino disadattato ma questi indirizza le indagini su un affascinante ma spiantato professore di liceo (Alessio Boni).    

Sceneggiatore per la tv, Donato Carrisi sembra essere caduto nello stesso peccato dei suoi personaggi, la vanità. Anche se sembra scherzare con il suo stesso ruolo di scrittore-regista. Non calca mai la mano sulla violenza o sui particolari scabrosi, anzi vira sul fiabesco. Ce lo suggeriscono le inquadrature di quel modello in cartapesta del paesino che ammicca agli show televisivi sui delitti ma anche ai libri pop-up delle fiabe per bambini. Disseminando il film di sentenze, (“è il cattivo che fa la storia”, “il male è il vero motore di ogni racconto” e soprattutto “La prima regola di un grande romanziere è copiare”) Carrisi scopre il suo gioco cinefilo. Non fa sul serio con brividi e sussulti, sembra più preoccupato di mettere in evidenza l’aberrazione sociale del sistema mediatico che può stritolare la vita di un innocente. Peccato che si dilunghi in una serie infinita di sottofinali capaci di fiaccare anche i fan dei suoi libri.

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