Cercando Camille: un padre, una figlia e la memoria che se ne va
- Road movie intimo e delicato, l’opera seconda di Bindu de Stoppani è una produzione svizzera con Anna Ferzetti e Luigi Diberti. Presentato in Alice nella Città alla 12a Festa del cinema di Roma

La regista svizzero-italiana Bindu de Stoppani torna a parlare di rapporti padre-figlia nel suo secondo lungometraggio, Cercando Camille [+leggi anche:
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scheda film], presentato alla 12a Festa del cinema di Roma, nella sezione Alice nella Città. E qui – come nel suo esordio Jump, miglior film e miglior regia al British Independent Film Festival di Londra del 2012 – è di padri assenti che si parla in particolare. “Qualcosa che conosco e capisco molto bene in prima persona”, afferma de Stoppani, anche attrice e regista teatrale, formatasi a Londra. E se c’è qualcosa che emerge forte e chiaro da questo suo secondo lavoro, di cui firma anche la sceneggiatura, è la dimensione intima, profondamente sentita della storia che racconta.
“Come per il mio film precedente sentivo che era importante avere una protagonista femminile. Qualcuno in cui potermi rispecchiare”, precisa la regista. Qui è Camille (Anna Ferzetti), una giovane donna insicura, un po’ dimessa, sempre più assorbita dalle cure per suo padre Edoardo (Luigi Diberti), vulcanico ex reporter di guerra, malato di Alzheimer e bisognoso di assistenza. Il fratello di Camille (Alessandro Tedeschi) vorrebbe metterlo in un istituto, perché in fondo quel padre sempre lontano non si è mai occupato di loro. Camille, invece, si aggrappa a un’ultima speranza: portarlo in viaggio in Bosnia, teatro dei suoi ultimi reportage, per tentare di fargli recuperare qualche ricordo e scoprire chi è la Camille che lui nomina ossessivamente (e non è sua figlia) e che dice di dover ritrovare a tutti i costi.
A bordo di un vecchio camper scassato con su scritto “press”, un tempo utilizzato da Edoardo per i suoi viaggi di lavoro, i due fanno rotta a Est muniti di una “scatola della memoria” con vecchi appunti, foto e indirizzi, e come ogni road movie che si rispetti, incrociano sul loro cammino un terzo personaggio (Leo, aitante violoncellista incarnato da Nicola Mastroberardino), a sua volta con un trauma da elaborare, che si unisce a loro e strada facendo ribalterà le prospettive, soprattutto quella di Camille. Arriva infatti un momento in cui bisogna lasciar andare i genitori e riprendersi la propria vita: “Mi interessava la proiezione infantile di un padre ideale", specifica la regista, "e come spesso quella visione eroica del genitore non permetta di vedere la persona che è realmente”.
Ma il film di de Stoppani apre anche uno squarcio, tra dramma e commedia, su ciò che significa assistere un padre infermo: “Chi sta accanto ai malati spesso è esausto e non riconosciuto”, dice. “Questo è il motivo per cui ho voluto che il centro della storia fosse Camille, con il suo punto di vista e con tutti i sacrifici che fa per il suo genitore malato”. E Anna Ferzetti, qui al suo primo ruolo da protagonista al cinema, sa donare a Camille le tante sfumature di una figlia che vede suo padre andarsene lentamente via: ora paziente e amorevole, ora stanca ed esasperata. Un’interpretazione sensibile e sincera (l’attrice ha perso suo padre, il grande attore Gabriele Ferzetti, poco prima di cominciare le riprese), alla quale la forte caratterizzazione fisica del personaggio con i suoi occhialoni, l’acconciatura e gli abiti un po’ infantili, aggiunge un’ulteriore nota di dolcezza.
Cercando Camille è una produzione della compagnia svizzera Hugofilm e di RSI, SRG SSR e ARTE. Il film è in attesa di distribuzione.
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