Vacuum: l’HIV dentro casa
- Christine Repond torna con un dramma intimo con protagonista una grande Barbara Auer che un giorno scopre di essere sieropositiva
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intervista: Christine Repond
scheda film], secondo lungometraggio della svizzera Christine Repond, si è tenuta nell’ambito del concorso ufficiale del festival del cinema Black Nights di Tallin. La regista, nata a Berna ma residente a Monaco, torna sette anni dopo Silver Forest (2010) e lo fa con un tema e un tono meno violenti e più intimisti.
La storia, co-sceneggiata da Silvia Wolkan, è relativamente semplice: Meredith (Barbara Auer) è una nonna felicemente sposata con André (Robert Hunger-Bühler) la cui vita prende una svolta drammatica inaspettata:da un’analisi del sangue di routine, scopre di essere positiva all’HIV; e l'infezione non può venire da altri che da suo marito. Sapere di essere portatori di HIV, nonostante oggi l'infezione possa essere curata, distrugge necessariamente la vita familiare: è il momento di svelare segreti indesiderabili; il matrimonio può andare a picco, non solo per la sfiducia, ma anche per il modo in cui altera la vita intima; devi informare i bambini...
Repond, che si è liberamente ispirata alla storia di una paziente di un suo amico medico, ci immerge nel punto di vista di Meredith con una messa in scena sobria e misurata (la colonna sonora, per esempio, è praticamente inesistente e, quando appare, è intradiegetica) ma non per questo meno intima. La regista avvicina molto la cinepresa ai suoi personaggi e la muove alla ricerca dell'emozione che traspare dai volti e dai corpi degli attori, senza cadere nel voyeurismo, nel sentimentalismo o nella violenza. In effetti, il grande vantaggio del film è che grazie al suo impegno di onestà e credibilità, i rischi assunti (ad esempio, nella scena di sesso esplicito) risultano essere il modo più naturale di universalizzare una storia domestica.
Al contesto della relazione tra Meredith e André bisogna aggiungere il suo carattere tipicamente borghese. Questo serve ad accentuare gli stati psicologici attraverso paralleli e metafore: di fronte al volto confuso e fragile di Meredith, sentiamo che André sta vincendo la sua partita a tennis; a teatro, un ballerino balla con il corpo morente della sua compagna; Meredith divelle un tetto dal plastico di André e spazza le foglie morte cadute nella piscina vuota... Sebbene il film si appoggi su linee narrative secondarie piuttosto deboli (la celebrazione dell'anniversario, le terapie di gruppo, i progetti professionali di André...), progredisce lento e sicuro fino a porre (senza necessariamente risolvere) i dilemmi che si intuiscono fin dalla situazione iniziale: come accettare una realtà all’inizio inconcepibile; cosa fare quando siamo spossessati del nostro passato; quando le apparenze sono insostenibili; quando la verità è insostenibile; quale continuità familiare deriva dalla slealtà; come perdonare quando non è possibile dimenticare...
Sicuramente, i sette anni di maturazione di Vacuum, prodotto da Dschoint Ventschr, sono serviti a Repond per fare una diagnosi contenuta quanto meritoria delle devastazioni di una malattia che, per sfortuna o per irresponsabilità, è ancora molto presente nelle nostre società.
(Tradotto dallo spagnolo)
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