FILM Svizzera / Belgio / Lussemburgo / Francia
Fauves, la libertà a qualsiasi costo
- Il primo lungometraggio di Robin Erard, presentato in anteprima all’Hof International Film festival, sorprende grazie ad atmosfere surreali intrise di mistero

Con il suo cortometraggio Elder Jackson il giovane regista svizzero Robin Erard ci aveva già trasportato in luoghi misteriosi popolati da personaggi ambivalenti, ma con Fauves [+leggi anche:
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scheda film] raggiunge il climax del surrealismo "made in Switzerland".
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scheda film]), Robin Erard prende il pubblico in contropiede grazie ad un racconto crudele e misterioso dove violenza, fantasmi (nel senso lato del termine) e ingenuità dominano sovrani. Fauves ci mostra che la libertà può assumere diversi volti e che il prezzo da pagare per ottenerla è spesso salato.
Oskar, adolescente ribelle rimasto orfano quand’era ancora un bambino, vive con Elvis e Fanny Eggard, i suoi tutori legali. Oskar vuole fuggire, lontano da tutto e tutti, in Zimbabwe, dove ha passato con i genitori i primi anni della sua vita. I soldi necessari per realizzare il suo sogno sono molti e raccimolarli non è certo cosa facile. Oltre a ciò Elvis lo obbliga a lavorare duro per ottenere il suo diploma, poco importa se la motivazione non fa che diminuire. I rapporti di forza, che marcano a fuoco la relazione tra i due personaggi lasciano progressivamente il posto ad una violenza cieca dalle conseguenze difficilmente calcolabili. Il mondo di Oskar verrà stravolto e la sua sete di libertà si trasformerà in fuga necessaria, per sopravvivere. Cosa ne sarà di Elvis, rimasto ormai solo? la follia lo trascinerà verso l’abisso obbligandolo a mostrare il suo vero volto?
Sebbene Fauves sia un film destabilizzante dal punto di vista dell’evoluzione narrativa e della psicologia dei personaggi, a primo acchito non è facile lasciarsi avvolgere dalla sua atmosfera, allo stesso tempo affascinanti e irreale. E giustamente questa dose forse eccessiva di "irrazionalismo" che mantiene in un primo momento lo spettatore a distanza. Cosa spinge Oskar a commettere l’irreparabile? Perché introdurre, in modo così repentino ed inaspettato, quest’elemento (l’omicidio) nella narrazione? Queste e altre domande ci frullano nella testa impedendoci forse di godere appieno di immagini esteticamente potenti che ricordano a tratti l’eleganza formale dei primi film di Dario Argento. E molto probabilmente verso i gialli italiani, con i loro codici estetici rigorosi e le loro atmosfere glaciali che bisogna rivolgersi per apprezzare pienamente Fauves. Come nel caso di film ormai diventati pietre miliari del genere quali Suspiria e Profondo rosso ma anche capolavori più sconosciuti quali La casa dalle finestre che ridono e Nero veneziano, la narrazione è a tratti incomprensibile e per certi versi (volutamente) singhiozzante. Poco importa se le reazioni dei personaggi sono eccessive, quasi barocche, quello che conta è l’intensità delle scene, la bellezza formale delle inquadrature e l’ammaliante perversione dei personaggi. Tutto ciò lo ritroviamo nel film di Erard, forse ancora allo stadio embrionale, ma sicuramente già presente.
Fauves è prodotto da Box Productions, Les Films Fauves, Novak Production e RTS. Box Productions si occupa anche della vendita all’internazionale.
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