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SUNDANCE 2018 Concorso World Cinema Documentary

Recensione: Of Fathers and Sons

di 

- Il nuovo documentario di Talal Derki, proiettato a Sundance, segue la famiglia di un alto esponente di Al-Qaeda e i suoi giovani figli che si addestrano per diventare combattenti

Recensione: Of Fathers and Sons

Il filmmaker nato in Siria e residente a Berlino Talal Derki sconvolse il mondo del documentario nel 2014 con Return to Homs [+leggi anche:
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, in cui raccontava l'assedio della città omonima attraverso gli occhi dei volontari locali che combattevano contro il regime di Bashar al-Assad. Il doc vinse il Gran Premio al Sundance e diventò uno dei film più chiacchierati dell'anno. Ora Derki è tornato con un nuovo film ambientato in Siria, Of Fathers and Sons [+leggi anche:
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, che ha avuto la sua prima mondiale all’IDFA ed è ora in programma nel concorso World Cinema Documentary del Sundance Film Festival.

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Derki ha conquistato la fiducia del quarantacinquenne Abu Osama, uno dei fondatori di Al-Nusra, il braccio siriano di Al-Qaeda, e ha vissuto con la sua famiglia nel nord della Siria per due anni e mezzo, fingendo di essere un devoto musulmano. Abu Osama crede profondamente nella legge della Sharia e ha chiamato tutti i suoi figli come i responsabili dell'11 settembre. I suoi due figli maggiori, Osama e Ayman, rispettivamente di 13 e 12 anni, sono già pronti per diventare combattenti jihadisti, e Derki segue la loro crescita in un campo di addestramento.  

Il cineasta riesce a catturare immagini raramente disponibili all'interno dell'organizzazione terroristica, ma ci dà anche un quadro più ampio di un paese in cui il governo ha poca influenza su ciò che accade in gran parte del suo territorio. Abu Osama spiega come l'area in cui vivono sia divisa tra due fazioni di Al-Qaeda, e lo spettatore può vedere chiaramente come questi gruppi controllano la vita quotidiana di tutta la popolazione. 

Abu Osama è un esperto di autobombe e mine, e ad un certo punto, intorno alla metà del film, lo vediamo guarire da un infortunio che gli è costato un piede. Lo vediamo anche sparare da un bunker di fortuna, così come mettersi in fila e interrogare i prigionieri di un indefinito esercito nemico insieme agli altri combattenti. Ma l'approccio intimo di Derki lo raffigura anche come un padre affettuoso e amorevole. Tuttavia, mentre invia i suoi figli al campo di addestramento, assistiamo a una contraddizione che è difficile da comprendere per uno spettatore occidentale. "Al-Nusra non lo manderà in battaglia finché non sarà cresciuto, se Dio vorrà", dice a Derki. "Ma se è grande abbastanza, lo manderò in battaglia". 

E i figli? Il campo di addestramento è uno spettacolo per l’occhio, con i ragazzi che indossano un'uniforme di Al-Qaeda a misura di bambino e si esercitano quasi come veri soldati. Ma intanto sono ancora bambini, e le loro conversazioni rivelano un'altra potente discrepanza: il gioco della guerra diventa la guerra vera, e il divario tra i due si fa netto. Vediamo quindi che Osama è molto interessato a diventare un combattente, e continua a chiedere a suo padre di dirgli come i suoi amici sono stati martirizzati, mentre Ayman decide che preferisce la scuola – e a suo padre non sembra dispiacere. 

Sebbene non sia così freneticamente dinamico ed eccitante come Return to Homs, il nuovo film di Derki non è meno inquietante, ma a un livello più sottile. Mentre il suo debutto è stato devastante con tutta la sua morte e distruzione in presa diretta, il suo secondo film lascia lo spettatore con la convinzione che ci vorrà ancora molto tempo per uscire dall'attuale situazione terroristica.

Of Fathers and Sons è una coproduzione delle compagnie tedesche Basis Berlin Filmproduktion, Ventana Film e SWR, con la siriana Cinema Group Productions.

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(Tradotto dall'inglese)

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