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BERLINALE 2018 Concorso

Recensione: U - July 22

di 

- BERLINO 2018: Erik Poppe presenta in competizione una ricostruzione della tragedia di Utøya che è imbarazzante tanto nelle sue intenzioni quanto nella sua prevedibilità

Recensione: U - July 22
Andrea Berntzen in U - July 22

Confermiamolo subito per chi non lo sapesse: la U piuttosto ridicola del titolo internazionale di U - July 22 [+leggi anche:
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, con il suo retrogusto di hashtag, si riferisce a Utøya, il nome dell'isola norvegese dove si è svolto nel 2011 l'orribile massacro che conosciamo. Dopo l'acclamato The King's Choice [+leggi anche:
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, che ha galvanizzato la Norvegia rievocando il coraggio del suo re dinanzi a Hitler, Erik Poppe si impadronisce nuovamente di un importante evento nazionale per cercare di estrarre dalla sua potenza (in questo caso tragica) una forza che la messa in scena da sola non riesce proprio ad avere. U - July 22, in concorso al Festival di Berlino, permetterà sicuramente ai fan dei filmati di atti terroristici girati con il cellulare di soddisfare un voyeurismo che la visione ripetuta di alcuni video postati su YouTube non arriva più a saziare completamente, ma il pubblico che va al cinema per vedere il cinema può trovare un po’ limitante vedersi imporre questo punto di vista senza il supporto di una vera e propria regia.

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La prima scommessa, per un cineasta che vuole affrontare una storia di cui conosciamo già la fine, è probabilmente non lasciare che il suo progetto cada nella trappola della prevedibilità, e invece il nuovo film di Poppe è prevedibile su ogni piano. Non che il film sia fatto male (al limite preferiremmo che fosse imperfetto, fragile), ma la scelta del piano sequenza in tempo reale perde tutto il suo splendore, tanto è immaginabile. Non sorprende neanche il fatto che il regista volga la sua cinepresa, leggera e immersa completamente nell'azione senza capire cosa stia succedendo (il che permea il film della stessa incredula angoscia dei video postati sul web dopo una tragedia), non verso l'assassino ma verso le vittime, concentrandosi in particolare su un personaggio al quale rimane attaccato: la responsabile e intraprendente Kaja che, durante i 72 minuti della strage, cerca di trovare la sua sorellina, aggiungendo suspense agli eventi già noti.

Naturalmente, il terrificante viaggio di Kaja è punteggiato da alcuni ingredienti obbligatori quando si parla di una possibile morte imminente (dalla "bucket list" agli ipotetici progetti futuri per resistere fino all'arrivo delle forze dell'ordine, che giungono troppo tardi) e della vulnerabilità del gruppo di fronte agli atti folli di un singolo individuo contro cui è impossibile proteggersi. Guardando il volto della ragazza di fronte all'orrore (la sua ricerca la spinge persino verso in pericolo, contrariamente agli altri), ci si ritrova a pensare che il film finirebbe per sfiorare l'immoralità se facesse sopravvivere lei, la più ingegnosa, all'atto di cieca violenza, ma ancora una volta, nessuna sorpresa, la conclusione è esattamente quella che immaginavamo.

Come previsto, il film termina con alcuni estratti di Wikipedia che riassumono la tragedia di Utøya (ovviamente senza menzionare il nome del killer e affermando che la polizia impiegò molto tempo ad arrivare). Si esce dalla sala imbarazzati per l'autore del film, e piuttosto irritati.

U - July 22 è stato prodotto a Oslo da Paradox Film 7. Le vendite internazionali del film sono affidate alla struttura danese TrustNordisk.

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(Tradotto dal francese)

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