Recensione: Undercovered
- Nejra Latić Hulusić e Sabrina Begović-Ćorić studiano a fondo sei donne che hanno scelto di indossare il velo per scelta e per diverse ragioni
La questione su se il velo sia un simbolo di oppressione o di potere femminile invita a qualsiasi tipo di riflessione - liberale, filosofica, sociopolitica e religiosa. D’altro canto, vi sono posti nel mondo in cui non c’è una scelta ma piuttosto un obbligo nella vita delle donne, e in questi posti, chi non lo indossa può ricevere punizioni severe. Volgendo lo sguardo altrove - alla Bosnia, la loro casa, e a un paese di musulmani moderati, in cui le donne sono libere di decidere su come vestirsi - le registe Nejra Latić Hulusić e Sabrina Begović-Ćorić “una con il velo mentre l’altra no”, studiano a fondo sei donne che hanno deciso di coprire il loro capo come un atto di ribellione contro l’interpretazione occidentale dell’emancipazione femminile, ma anche per uscire dalla devozione della religione che professano. Undercovered [+leggi anche:
trailer
scheda film] è un emozionante film su un argomento controverso che dà l’impressione di un saggio scolastico scritto durante un periodo di dolore con accenni di romanticismo aiutati dalla musica e dal design sonoro di Mirza Šišić. La videocamera si concentra principalmente sul volto delle donne. Tenendo conto che il film è ispirato dall’intolleranza che una delle due registe (Latić Hulusić) ha subito a causa delle sue scelte, questo approccio sembra logico, soprattutto alla luce dei lavori precedenti che sono emersi dalla casa di produzione delle registe, Hava, fondata nel 2011. Da allora il duo registico si è dedicato all’affermazione della donna nella cultura, nei diritti umani, nella diversità e all’istruzione di giovani registi. Insieme hanno prodotto otto film e questo è il loro primo documentario.
Il mediometraggio di 53 minuti, presentato al Festival di Sarajevo, inizia con una breve introduzione sulla storia della Bosnia-Erzegovina, che è fondamentale da capire per il tipo di impatto che i vari dominatori e ideologie politiche hanno avuto sulla tenuta femminile. C’è una nota su una legge attuata dal partito comunista di Tito nel 1951, che “ha riguardato qualsiasi aspetto della vita”, la quale vieta di coprire il viso. E’ stata cambiata negli anni ’80, dopo la prima ventata di cambiamento verso la democrazia.
Scegliendo donne realizzate che hanno avuto successo nel costruire le loro carriere contro tutte le probabilità, combattendo contro pregiudizi, risentimento e addirittura contro le loro famiglie, preoccupate delle conseguenze causate dalle scelte delle proprie figlie, le registe di Undercovered, Latić Hulusić e Begović-Ćorić dimostrano che indossare il velo non rappresenta necessariamente né sottomissione della donna né la pressione imposta dalla società e dai componenti maschili della famiglia. Una giovane e pluripremiata fotografa (Tesnim, 18), una grafica (Lejla, 34), un’interprete e ricercatrice (Djermana, 35), un’artista (Amina, 31), una tassista (Merjem, 38) e sua figlia che fa karate (Nusejba, 20) rivelano le ragioni che le hanno spinte ad indossare il velo in una serie di interviste, la maggior parte di loro riprese in maniera simbolica presso il Parco memoriale e antifascista di Vraca a Sarajevo.
“Nel contesto sociale in cui vivo, [il velo] rappresenta una legge del Corano per essere riconosciute e protette da violenze sessuali”, dice Djermana, sottolineando che è consapevole del fatto che “indossare il velo in Iran sia diverso”.
Undercovered, che ha attirato un elevato numero di spettatori al LET’S CEE Film Festival, è stato prodotto, diretto, scritto e montato da entrambe le registe, insieme alla Fondazione cinematografica bosniaca, ed è stato sviluppato grazie all’aiuto del Centro documentari dei Balcani, del Robert Bosch Stiftung, del Docu Rough Cut Boutique del festival di Sarajevo e Refiner.
(Tradotto dall'inglese da Francesca Miriam Chiara Leonardi)