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CROSSING EUROPE 2018

Recensione: The European Grandma Project

di 

- Il documentario collettivo, che ha avuto la sua première mondiale al Crossing Europe, è un poetico libro di storia sul 20esimo secolo, poiché è narrato da nove nonne

Recensione: The European Grandma Project

Nel 2015 l’attrice e regista austriaca Alenka Maly ha lanciato un invito a livello europeo per il suo progetto di racconto orale, The European Grandma Project, cercando registi affini e interessati a ritrarre le loro nonne. Alla fine, otto registe hanno deciso di unirsi a lei – Hadas Neuman (Israele), Fleur Nieddu (Regno Unito), Anna Sæunn Ólafsdóttir (Islanda), Giorgia Polizzi (Italia), Berke Soyuer (Turchia), Desislava Tsoneva (Bulgaria), Maria Tzika (Grecia) e Ekaterina Volkova (Russia) – e insieme hanno creato un documentario con forti visioni personali sulla guerra che ha sconvolto la storia europea nella prima metà del 20esimo secolo, i cambiamenti verificatisi quando si è conclusa e l’impatto che ha avuto sulla vita di queste nove donne che animano il film. Il lungometraggio ha avuto la sua première mondiale al recente Crossing Europe Film Festival di Linz.

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Data l’età delle “nonne” – le quali hanno più di 80 anni – il film è un viaggio attraverso interi decenni di cambiamenti politici, sociali e dei diritti umani, raccontati in una serie di interviste abilmente rimontate da Maly (ogni contributo cinematografico ha avuto il proprio montatore) in storie tematicamente connesse tra di loro che formano un documentario narrativo compatto. Sotto molti aspetti, il film ci ricorda che gli stessi eventi possono essere vissuti in maniera diversa, dipende dal contesto e dalle circostanze di ognuno.

Rosa, la nonna di Maly, che ha vissuto la Seconda guerra mondiale quando era giovane, parla apertamente dell’atmosfera di festa nella città di Leonfelden (Alta Austria), dove lavorava in una famiglia, quando le truppe naziste sfilavano in città. “Visto che non ero intellettualmente impegnata nella politica, per me non era reale. Mi piaceva anche molto. Marciavamo in file di tre o quattro. Tutti i giovani si incontravano nella piazza del mercato”. Dal punto di vista attuale, ripensa al passato con una visione meno offuscata e a un certo punto, decide di analizzare le parole di una canzone popolare della Seconda guerra mondiale di Horst Wessel, “The Rotten Bones Are Trembling”, traendo ovvie conclusioni sulle strategie e le aspirazioni naziste. Mentre la vita di Rosa non è stata facile, ma neanche particolarmente in pericolo, Ruchama, la nonna di Neuman, che è fuggita da Stoccarda per andare in Israele poco prima che la guerra iniziasse, è stata testimone di un altro tipo di realtà che ha privato molte persone delle loro scelte. Pensa anche lei a una canzone “Oyfn veg shteyt a boym”, un vecchio motivo ebraico che sua madre le cantava quando era bambina, un ricordo delle radici della sua famiglia che è stata brutalmente strappata dalla sua terra natia tedesca.

Basandosi su poco, su dettagli intimi, le nove registe trasformano le storie delle proprie nonne in un patchwork di miniature storiche. Mettendo insieme ogni singolo pezzo del puzzle, rivelano gli orrori dei raid aerei, l’infanzia trascorsa nelle famiglie adottive, la fame e i rigidi inverni in Russia, oltre alle storie che raccontano l’appassionante battaglia per tenere aperto un centro di lettura in Bulgaria, i matrimoni combinati, le prime lezioni sul femminismo attraverso una comandante dell’esercito GPL in Grecia e i passi falsi che tutte le donne hanno fatto nel trovare una propria interpretazione dell’amore. Facendo affidamento su una buona dose di humor e di familiarità che è impossibile mostrare senza una verace intimità, The European Grandma Project non è una mera raccolta di nove incontri tra nipoti e nonne, ma è anche un poetico libro di storia sul 20esimo secolo di natura diversa, sintetizzato in 80 minuti.

Il documentario è stato prodotto da Alenka Maly, Veroniko Peterseil, Barbara Steiner e Margit Wendelin, ed è stato finanziato dalla città di Linz, Ansnuians, Kino Arenda Rental, Frauenbüro Linz e NyArk Media.

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(Tradotto dall'inglese da Francesca Miriam Chiara Leonardi)

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