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BERLINALE 2024 Forum

Recensione: The Editorial Office

di 

- BERLINALE 2024: Tornando nel profondo sud della sua Ucraina, Roman Bondarchuk crea una riflessione intelligente, spesso stravagante ma frutto di un'attenta osservazione, sui media locali

Recensione: The Editorial Office
Dmytro Bahnenko in The Editorial Office

Muovendosi tra le steppe sabbiose, dove ogni tanto spunta una macchia verde di pino nodoso, il giovane impiegato di museo Yura (Dmytro Bahnenko) è alla ricerca di una specie in via di estinzione. Le marmotte potrebbero salvare l'area dalla riconversione economica e farla rientrare nella Cintura Verde d’Europa. Ma invece di animali pelosi, Yura e il suo collega Mykhailo (Oleksandr Shmal) notano qualcosa di molto diverso. Due piromani stanno dando fuoco agli alberi, probabile causa degli incendi boschivi in corso. Yura riesce a scattare delle foto e il passo successivo sarebbe quello di portarle alle autorità.

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Il mondo in cui si muove il giovane ricercatore è purtroppo molto diverso. Corruzione, manipolazione e arricchimento sono le norme sociali di The Editorial Office [+leggi anche:
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, presentato in anteprima mondiale nella sezione Forum della 74ma Berlinale. Il regista Roman Bondarchuk non è nuovo al sud dell'Ucraina. Non solo ha girato in quella zona il suo pluripremiato lungometraggio d'esordio, Volcano [+leggi anche:
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(2018),  ma egli stesso proviene da questa "terra di nessuno tra la Crimea e l'Ucraina continentale" .

Essendo cresciuto in una famiglia di giornalisti, in mezzo alla realtà assurda del loro lavoro, ha voluto fare il suo secondo film sul giornalismo.  Dmytro Bahnenko è invece un giornalista diventato attore, che ha seguito l'occupazione russa. La ricerca di Yura nel diffondere le immagini non è quindi solo il prodotto di una mente stravagante, ma è ispirata a eventi reali. Dopo la scomparsa di Mykhailo e lo scarso interesse del museo per gli incendi, Yura porta le sue prove a un giornale locale.

Il direttore offre a Yura un lavoro. Sebbene quest'ultimo non si consideri un giornalista, il suo costante sforzo di rifiutarsi di coprirsi gli occhi gli è costato il posto al museo e ha provocato una perquisizione a casa, che condivide con la madre ossessionata dai Bitcoin (Rymma Ziubina). Ma anche qui la verità è negli occhi di chi guarda. In città sono in corso le elezioni per la carica di sindaco, la storia di Yura viene continuamente rimandata e i suoi incarichi ora consistono nel promuovere sui social media video deepfake dei candidati che ballano, nell'inventare storie di suicidi, nel riferire su un falso oleodotto o nel ricattare le autorità locali insieme ad altri collaboratori del giornale (tra cui l'attore principale di Volcano, Serhiy Stepansky). Il mantra è: "I fatti non interessano a nessuno". Contano solo le vendite e l'accondiscendenza verso i partiti al potere.

Per Bondarchuk la questione dell'incendio degli alberi non riguarda solo gli alberi, ovviamente. Il simbolismo del conflitto russo-ucraino e le sue spin-doctoring mediatiche sono piuttosto evidenti. Girato poco prima dell'invasione russa del febbraio 2022, l'incombere della guerra non è solo un elemento dell’atmosfera del film, ma una sorta di inquadratura di meta-livello. Proprio come in Volcano, il regista bilancia la sua narrazione immergendosi in elementi mitici, quasi soprannaturali, e nell'oscurità. The Editorial Office è una strana bestia che si muove tra una satira curiosa e acuta e sequenze particolari e fantastiche.

Yura è un ingenuo? È una causa persa l’aver cercato di aggrapparsi a una verità che nessuno vuole? Oppure è l'ultimo cittadino onesto, la forza unificante di cui questa regione, in cui l'identità deve essere forgiata sotto la bandiera a brandelli dell'Ucraina, ha tanto bisogno? Ma forse anche nella pace, come suggerisce furbamente il film, ci può sempre essere una scommessa, una ricompensa per i più spietati.

The Editorial Office è prodotto dalla ucraina Moon Man in coproduzione con South Films, la tedesca Elemag Pictures, la slovacca Silverart e la ceca MasterFilm.

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(Tradotto dall'inglese)

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