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FILM / RECENSIONI

Recensione: Au poste!

di 

- L’originale e giocoso Quentin Dupieux torna con una commedia al confine tra ordine e disordine, realismo onirico, banalità e stravaganza

Recensione: Au poste!
Benoît Poelvoorde e Grégoire Ludig in Au poste!

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(Orizzonti a Venezia nel 2014). Per il suo ritorno alla lingua francese con un film tanto stravagante quanto le sue opere precedenti, il cineasta opera comunque una variazione interessante e sottile nella sua esplorazione del realismo assurdo. Presentato in anteprima mondiale al Festival internazionale del film di La Rochelle e lanciato nelle sale francesi da Diaphana, il lungometraggio, interpretato dagli eccellenti Grégoire Ludig e Benoît Poelvoorde, si rivela in effetti un sorprendente meccanismo di precisione che sovverte i codici del film di genere (il classico faccia a faccia tra polizia e sospettato, i flashback) per instillare gradualmente un'atmosfera di estraneità – occasionalmente interrotta da battute veloci – e dissezionare la banalità fino all'estremo, creando una nuova dimensione che stravolge temporalità e punti di riferimento.

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"La notte sarà lunga", "Come sapevi che era morto quel cadavere?". Nel suo ufficio, il commissario Buron (Poelvoorde) interroga il baffuto Fugain (Ludig) che ha scoperto il corpo di un uomo in strada sotto al suo palazzo. Il poliziotto cerca di chiarire l’ordine degli eventi mentre il testimone ammette di aver agito nella confusione. L'ambientazione è questa: uno spazio ristretto dalle tinte beige, una macchina da scrivere, un'atmosfera ovattata, il tempo che scorre lento. Un ping-pong verbale ha inizio perché Fugain ha molto da spiegare: la sua vicina di pianerottolo, una vecchia impicciona, lo ha visto uscire sette volte da casa durante "la notte del cadavere". Il sospetto torna quindi su ciascun andirivieni con altrettanti flashback che si immergono in un quotidiano di una banalità assoluta (il portafoglio dimenticato, l'acquisto di insetticida, il bisogno di aria fresca, il vaso dei fiori caduto dal balcone, la donna sonnambula, l'auto parcheggiata male, ecc.). Ma nel presente, la situazione di Fugain si complica quando il sottoposto di Buron, il detective orbo Philippe (Mark Fraize), incaricato di sorvegliare il sospetto durante l’assenza temporanea del suo capo, si uccide per errore (con una squadra!). Ci ritroviamo quindi con un cadavere nell'armadio, letteralmente, quando l'interrogatorio riprende, e questo evento crea interferenze temporali nel racconto di Fugain (con, fra l’altro, l'irruzione della moglie di Philippe, interpretata da Anaïs Demoustier). E le sorprese di questa buffa trama (la sceneggiatura è scritta dal regista) che lentamente scivola nell'aberrazione non finiscono qui...

Servendosi di dialoghi squisiti, un’atmosfera leggermente sregolata con qualche tocco di onirico e un ritmo insolito, Au poste! è una commedia impregnata di gusto del paradosso, un esercizio in stile che stacca metodicamente la scorza del realismo per estrarre goccia a goccia una polpa di umorismo singolare, un’opera buñueliana che non sarà facilmente percepita dagli amanti della risata più diretta (anche se il film non manca di momenti comici), ma che è in realtà una bella dimostrazione di nonsense controllato e di architettura del tutto folle.

Prodotto da Atelier de Production e Cinéfrance, Au poste! è coprodotto dai belgi di Umedia e Nexus Factory. Le vendite internazionali sono affidate a WTFilms.

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(Tradotto dal francese)

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