Recensione: L’Ordre des médecins
- LOCARNO 2018: Per il suo primo film, proiettato sulla maestosa Piazza Grande del Locarno festival, David Roux si avvale di due attori fuori dal comune: Marthe Keller e Jérémie Renier

“Basato su eventi reali” e ambientato in un grande ospedale francese, L’Ordre des médecins [+leggi anche:
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scheda film], proiettato sulla Piazza Grande del Locarno festival, potrebbe logicamente essere avvicinato con sospetto temendo di ritrovarsi di fronte all’ennesimo film sulle gesta eroiche di medici onnipotenti. Sorprendentemente però, niente di tutto ciò riesce a intaccare un film che sorprende con la sua generositá e sinceritá, che ci parla di dubbi, di speranze e di ricordi che trapelano dagli sguardi e dai piccoli gesti di personaggi spaventosamente vicini ad ognuno di noi.
Figlio di primari in medicina e fratello di un medico non a caso chiamato Simon, come il protagonista del film interpretato a meraviglia da Jérémie Renier, David Roux usa il microcosmo ospedaliero come pretesto per parlarci della vita, della sua come della nostra. L’Ordre des médecins ci permette di riflettere sulla fragilità dei nostri sentimenti imprigionati in un corpo che, confrontato al peggio: alla perdita di una persona cara, esplode lasciando trapelare tutta la rabbia e la tristezza che custodisce gelosamente.
I medici rappresentano spesso per i pazienti l’ultima speranza, un’ancora di salvezza che vorrebbero indistruttibile, alla quale si aggrappano ciecamente, con una forza che sembra erculea. I medici però, come lo dimostra L’Ordre des médecins, sono delle persone come noi, con i loro limiti e le loro smanie, esseri umani consapevoli di indossare una maschera da Zorro indispensabile a fare andare avanti la commedia della vita. Cosa succede però quando la morte bussa proprio alla loro porta? Quando, come succede in L’Ordre des médecins, il dolore cerca di far scivolar via quella maschera?
“Tenere a distanza la storia intima richiedeva uno sforzo maggiore che buttarmici dentro”, dice David Roux parlando del lutto per la morte della madre che accompagna tutto il suo film. Un tuffo negli abissi che si rivela allo stesso tempo pudico e ricco, sincero senza mai cadere nel melodrammatico. Una prodezza che deve la sua riuscita ad un’attrice, Marthe Keller, che brilla d’un’incredibile forza tranquilla. Come due funamboli, il regista e la sua attrice camminano su un filo molto sottile, quello fra sinceritá e sensazionalismo, senza mai cadere, ma riuscendo al contrario a mettere in avanti quella luce, quell'ironia che brillano persino nei momenti più bui.
Un film elegante e intimo che mette a nudo i nostri sentimenti senza forzarci la mano. E per questo gli siamo grati.
Pyramide International si occupa dei diritti mondiali del film.
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