LOCARNO 2018 Cineasti del Presente
Recensione: Sophia Antipolis
- LOCARNO 2018: Con un’indagine sull’omicidio di una minorenne, Virgil Vernier traccia una nuova mappa antropologica di analisi del male e della sua proliferazione nella tecnopoli di Sophia Antipolis
Il Locarno Film Festival ha presentato l’anteprima mondiale di Sophia Antipolis [+leggi anche:
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intervista: Virgil Vernier
scheda film], l’attesissimo nuovo film di Virgil Vernier, in concorso nella sezione Cineasti del Presente. La seconda opera del regista è un altro raffinato esempio della sua incredibile capacità di cartografare antropologicamente la Francia, nello stesso spirito del suo lavoro precedente, Mercuriales [+leggi anche:
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scheda film], presentato in anteprima alla sezione ACID di Cannes. Dopo aver raffigurato l’alienazione degli individui che vivono nei pressi delle torri Mercuriales nei sobborghi parigini, Vernier passa ora a raccontare una storia sinistra in cui un fantasma vaga in una tecnopoli per portare un po’ di luce in un ambiente senza vita, un luogo che, secondo le parole del regista, non è stato costruito per essere abitato da esseri umani, ma per perpetrare il liberalismo.
Sophia Antipolis è un complesso di laboratori, fabbriche, ospedali e nuclei abitativi costruito nei primi anni ’70 nell’idilliaca area della Costa Azzurra, a metà strada tra Antibes e Nizza. Ispirata alla Silicon Valley californiana, l’area venne battezzata con un nome che ricorda l’antica Grecia, per celebrare le scoperte tecnologiche che sarebbero venute alla luce in questa utopica metropoli. Cinquant’anni dopo, Vernier svela la vera faccia di questo agghiacciante luogo distopico, popolato ora da assassini, mercenari di una gang in lotta con la polizia, membri di Scientology che reclutano nuovi adepti e adolescenti accecati dal mito della bellezza artificiale regalata dalla chirurgia plastica.
Sophia Antipolis è un complesso di ritratti di individui corrotti dal liberalismo, che in un ambiente simile devono arrangiarsi per sopravvivere. Ma non è solo la coabitazione geografica che lega insieme queste anime perse: il terrificante caso realmente avvenuto di una ragazza minorenne bruciata viva, il cui cadavere è stato ritrovato in una delle fabbriche, sarà il filo rosso che collega tutte le storie secondarie narrate nel film.
Nonostante la sua apparenza documentaristica e alcune brevi parti improvvisate, interpretate da attori non professionisti, Sophia Antipolis è in realtà un film di fiction, derivato da un lungo processo di scrittura. Dalla sceneggiatura, scritta e affinata da Virgil Vernier nel corso degli ultimi tre anni, emerge una prospettiva straordinaria di una possibile indagine sulla morte della ragazza, non per scoprire l’identità dell’assassino, ma piuttosto per andare alle origini del male: comprendere come il male stesso proliferi in un luogo nato originariamente come culla del progresso.
Sophia Antipolis è stato prodotto da Kazak Productions e M141 Productions. Mk2 Films si occupa della distribuzione internazionale.
(Tradotto dallo spagnolo)
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